Lo stop del cracking a Marghera annunciato da Eni crea un effetto domino sul Petrolchimico di Ferrara, Mantova e Ravenna, con i lavoratori che pagano l'assenza di strategia e politiche industriali. "In una situazione normale, se ci fossero delle politiche industriali, si farebbe diversamente: si affronterebbero i problemi per tempo, si farebbero i progetti di riconversione senza impatti sull'occupazione, invece, c'è un disinteresse da parte delle grandi imprese da un lato e dall'altro l’assenza del governo". Lo afferma la Fiom nazionale, in un comunicato. 

"Siamo alle solite e chi paga sono sempre i lavoratori - scrive il sindacato -, per questo occorre aprire subito una discussione sulle prospettive del settore chimico, dei polimeri e delle plastiche, nel rapporto con i settori di utilizzo finale come il packaging, l’automotive, ecc". Nelle quattro province c’è stata una grande adesione agli scioperi indetti da tutte le categorie presenti nei siti petrolchimici: si sono mobilitate insieme le categorie dei chimici, dei metalmeccanici, del commercio e dei servizi. 

Il sindacato ha chiesto più volte, non solo a Eni, ma anche alle istituzioni di intervenire per garantire gli investimenti necessari e per salvaguardare l'occupazione e il futuro delle lavoratrici e dei lavoratori dell'azienda e dell'indotto, evitando la classica politica dei due tempi che ha spesso lasciato solo stabilimenti chiusi e disoccupazione. "Nei prossimi giorni - conclude - le categorie coinvolte decideranno con quali modalità proseguire la mobilitazione, a livello unitario, con le altre sigle sindacali".