La settimana scorsa è stato approvato, a larghissima maggioranza dai lavoratori, il contratto aziendale Ansa tech di Finale Emilia (in provincia di Modena), che interessa circa 90 dipendenti.

"Questo dimostra che anche in questo periodo di pandemia, guerra e crisi delle forniture, i contratti aziendali possono e vengono ancora rinnovati. La cosa eccezionale di questo rinnovo è da collegare alla storia di questa azienda e dei suoi lavoratori, dei vari imprenditori che si sono succeduti, e non tutti di provata serietà", affermano in una nota Fiom Cgil e Fim Cisl dell'area Nord Modenese e Rsu aziendale.

Ansa marmitte nasce nel 1959, come piccola realtà artigianale, che produceva impianti di scarico per auto sportive, iniziando a collaborare con case automobilistiche come Abarth, Ferrari, Lamborghini. E’ stata una delle prime realtà industriali in un territorio come quello della Bassa Modenese ancora fortemente legato alla trasformazione agricola. A partire dagli anni Novanta, Ansa si trasforma diventando una delle aziende più grandi del territorio e una delle più competitive. Nel 1989 la Sogefi del gruppo De Benedetti entra in partnership con la proprietà Pola. L’azienda allora occupava più di 450 persone. Purtroppo, le crisi dell’automotive iniziano a mordere e l’azienda viene venduta agli americani di Arvin. Seguono diverse ristrutturazioni con conseguente riduzione degli occupati. Per arrivare poi alla più terribile gestione che l’azienda e i suoi lavoratori abbiano subito, una vera e propria sottrazione di valore: arrivano due imprenditori inglesi che, nel giro di due anni, svuotano le casse dell’azienda e, non contenti, provano a portarsi via i macchinari.

Qui entrano in campo i lavoratori, insieme ai sindacati territoriali Fiom e Fim, che fra novembre 2010 e gennaio 2011 presidiano l’azienda giorno e notte, arrivando a saldare i cancelli per evitare che venga portato via ciò che rimane di questa gloriosa storia. Coscienti del loro ruolo, i lavoratori non solo hanno difeso l’azienda dall’aggressione economica e lavorativa subita, ma si sono sostituiti alla proprietà, gestendo per un periodo il rapporto con clienti e fornitori, in attesa dell’arrivo di una nuova proprietà, che si palesa nel 2011, il gruppo Csl di Torino. L’azienda e i lavoratori lavorano alla rinascita della società, quando, purtroppo, nel maggio 2012, un terribile terremoto colpisce in modo drammatico i comuni della Bassa Modenese: Sembra essere arrivato il colpo finale, ma i lavoratori riescono a continuare la produzione e, per l’ennesima volta, salvano l’azienda. Nel 2015, con la collaborazione delle istituzioni locali, i contributi per la ricostruzione permettono a un imprenditore, Walter Zini, del gruppo Sag di Novellara, di rilevare l’azienda. Venendo ai giorni nostri, l’azienda è tornata in utile, ha iniziato a fare nuove assunzioni e investimenti molto importanti per renderla competitiva.

Ciò ha permesso di riprendere normali relazioni sindacali, con l’obiettivo di rifare il contratto aziendale. "Dopo diversi mesi di serrati incontri, e dopo le assemblee, siamo riusciti a sottoscrivere l’integrativo dopo quindici anni, e a ridare fiducia ai lavoratori. Il contratto prevede più tutele individuali riguardanti la malattia, un percorso di stabilizzazione del personale precario, un indicatore legato all’andamento di bilancio che permetterà di redistribuire parte degli utili, formazione continua e cogestita tra azienda e Rsu, orari che coniugano tempi di vita e di lavoro e una particolare attenzione a salute e sicurezza", concludono le due sigle di categoria.