26.738 è il numero dei profughi ucraini arrivati in Italia finora dall'inizio del conflitto. A tenere il conto è il ministero dell'Interno che ogni sera aggiorna il dato, precisando che 13.419 sono donne, 2.425 gli uomini, 10.894 i bambini, che le principali città di destinazione continuano a essere Roma, Milano, Napoli e Bologna, e che la cifra è destinata a crescere di 3-4mila nuovi arrivi al giorno. Queste persone hanno bisogno di accoglienza e di assistenza, che però il nostro Paese potrebbe non essere in grado di dare perché i contratti dei 1.400 somministrati impiegati negli uffici immigrazione e asilo delle prefetture e delle questure sono in scadenza. E senza di loro, che sono il ramo operativo, nessuna accoglienza è tecnicamente possibile.

A lanciare l'ennesimo allarme e proclamare uno sciopero nazionale il 21 marzo con presidio a Roma sono i sindacati che rappresentano gli atipici, Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp: la solidarietà verso chi scappa dalla guerra non si fa con le parole, sostengono, ma in primis riconoscendo i diritti delle persone migranti, compreso quello di ricevere immediatamente assistenza. Peccato che senza i 1.400 lavoratori in bilico non si possa assicurare. I sindacati hanno avuto un incontro al ministero dell'Interno con il presidente della Commissione nazionale, una rappresentanza del dipartimento Libertà civili e immigrazione e i rappresentanti delle agenzie per il lavoro proprio per trattare dello stato di agitazione dei somministrati presso il Ministero.

“Abbiamo sottolineato come il pericolo dell’interruzione dei contratti dei lavoratori somministrati rappresenti un enorme paradosso operativo - dichiarano in una nota unitaria -. Il nostro sistema di accoglienza, già sotto forte pressione, si troverà ad affrontare l’apice di quello che l’Alto commissario delle Nazioni unite per i rifugiati ha definito 'un esodo senza precedenti' proprio in prossimità delle scadenze dei 1.400 lavoratori che fino a oggi hanno garantito servizi essenziali, come il riconoscimento del diritto di asilo, dei permessi di soggiorno, delle procedure di emersione e delle altre pratiche connesse all’immigrazione su tutto il territorio nazionale”.

La richiesta dei sindacati è chiara: dal momento che tutti gli strumenti amministrativi ordinari non sono più utilizzabili per motivi di natura normativa e procedurale, il Ministro e il governo devono prendere in carico la questione e predisporre misure straordinarie per far fronte a una situazione anch’essa straordinaria e arrivare alla proroga dei contratti. Ai lavoratori ormai prossimi alla scadenza a fine marzo, si chiede di continuare la mobilitazione iniziata con la proclamazione dello stato di agitazione. "Crediamo che solo attraverso una forte iniziativa rivendicativa - concludono Nidil, Felsa e Uiltemp - si possa arrivare a sensibilizzare l’opinione pubblica e chi ha responsabilità di governo verso la necessità di intervenire subito per non trovarsi completamente impreparati il 1 di aprile".