Venerdì 4 marzo è il giorno della protesta per gli addetti dell'Ispettorato nazionale del lavoro, insieme agli addetti dell'Anpal. Gli uomini e donne dell'Inl e Anpal si ritrovano a Roma, in un presidio nazionale davanti al ministero del Lavoro (via Veneto, ore 10.30). Manifestazioni si terranno sotto molte prefetture. Sarà inoltre una giornata di assemblee in tutta Italia, per portare avanti le loro richieste e rivendicazioni. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è una vera e propria "beffa" ai danni del personale: i lavoratori sono strati estromessi dalla norma che prevede l'armonizzazione delle indennità di amministrazione per tutti i dipendenti dei ministeri. Abbiamo fatto il punto con Matteo Ariano, coordinatore nazionale della Fp Cgil per l'Ispettorato del lavoro.

Oggi, 4 marzo, è una grande giornata di protesta per gli ispettori del lavoro. Lo sciopero nazionale è stato posticipato al 18 marzo, dopo i rilievi della Commissione di garanzia. Cosa vi ha portato alla mobilitazione?
La legge di bilancio 2020 aveva previsto un adeguamento dell'indennità di amministrazione per il comparto dei ministeri. Poi è arrivata un'interpretazione unilaterale del dicastero dell'Economia e del dipartimento Funzione pubblica, senza ascoltare i sindacati: il personale dell'Inl è stato escluso dall'armonizzazione dei trattamenti, perdendo così una cifra media che si aggira intorno ai 1.500-2.500 euro annui. Il motivo dell'esclusione è clamoroso: secondo questa lettura la norma parla dei dipendenti dei ministeri, quindi il personale di tutte le agenzie strumentali ai dicasteri stessi non viene considerato. Peccato però che nella nostra amministrazione si applica da sempre il contratto nazionale dei ministeri, con gli stessi trattamenti salariali e normativi: quindi è stata un'interpretazione restrittiva.

A quel punto il sindacato come si è mosso?
Abbiamo iniziato a fare pressione. Grazie alla mobilitazione abbiamo ottenuto un incontro al ministero del Lavoro Orlando. Il dicastero si è attivato con il Mef e con il dipartimento della Funzione pubblica, per cercare di sbloccare la situazione. In altri termini, occorre superare l'interpretazione formale della norma e tornare alla sostanza, concedendo ai lavoratori dell'Inl l'armonizzazione delle indennità, come d'altronde è loro diritto.

Il caso è la classica goccia, naturalmente, ma i problemi dell'Ispettorato vengono da lontano e non si esauriscono in questa "beffa".
Certo. L'Inl è nato nel 2017, ancora oggi sconta una serie di problemi che impediscono di lavorare pienamente. L'obiettivo era essere la cabina di regia nell'ispezione del lavoro in Italia. È però una struttura nata a costo zero, su cui non è stato fatto alcun investimento. Nel frattempo il decreto legge 146 ha ampliato le competenze di vigilanza in materia di sicurezza sul lavoro, rendendo l'Ispettorato organo concorrente rispetto alle Asl. Il problema è che per fare questo c'è bisogno di personale altamente qualificato, per esempio chimici e biologici in grado di stimare il rischio. Con i nostri dipendenti e il loro stipendio medio è molto difficile che l'operazione vada in porto. Poco fa sul personale è stato bandito un concorso con modalità semplificate che dovrebbe portare all'ingresso di 1.100 ispettori tecnici entro fine anno. Il personale però non sarà immediatamente operativo, dovrà fare formazione. Attualmente l'Ispettorato dispone solo di 200 ispettori tecnici in grado di fare le verifiche.

In conclusione, quali sono le vostre richieste?
Prima di tutto rientrare subito nell'armonizzazione, con la stessa indennità prevista per i dipendenti del ministero del Lavoro. Poi c'è la richiesta più generale a livello politico: apprezziamo la volontà di migliorare le ispezioni, ma ora servono risorse strutturali e stabili per farlo davvero.