Il 2022 inizia confermando un rallentamento che era già in atto nei mesi precedenti per quanto riguarda le dinamiche dell’occupazione. Gli occupati totali sono leggermente meno del mese precedente (-7 mila) mentre si ripropone il tradizionale meccanismo a vasi comunicanti tra disoccupazione e inattività (-51 mila disoccupati e +74 mila inattivi a gennaio 2022 rispetto a dicembre 2021). 

A gennaio aumentano i dipendenti permanenti e calano quelli a termine, può apparire una buona notizia ma, in realtà, se calano i tempi determinati cala anche l’occupazione complessiva. I dati segnalano anche meno occupate tra le donne che tornano a rifluire in modo significativo (+74 mila unità) nell’inattività e un progressivo invecchiamento dell’occupazione. Aumentano infatti di +85 mila unità gli over 50 (rispetto al mese precedente) che in numero totale superano gli occupati tra 35-49 anni.

Un quadro, quindi, non complessivamente positivo: verificheremo nei mesi prossimi se l’evidente stasi della dinamica occupazionale è precauzionale oppure effettivamente legata ad un nuovo rallentamento economico.

Lo stesso aumento annuale di +713 mila occupati dipendenti rispetto a gennaio 2021, continua a segnalare un numero altissimo di occupati precari (+312 mila in un anno) e deve essere anche letto in confronto con il dato di febbraio 2020: da allora gli occupati dipendenti sono aumentati di solo +79 mila unità e questa crescita è tutta precaria. Mentre resta ancora negativo di -207 mila unità il dato complessivo dell’occupazione determinato dal calo degli occupati indipendenti.

Si conferma, quindi, la necessità di urgenti scelte di sviluppo e l’utilizzo degli investimenti pubblici per la creazione di buona e stabile occupazione. 

Fulvio Fammoni, presidente Fondazione Giuseppe Di Vittorio