I lavoratori di Coopbox di Bibbiano (Reggio Emilia) si sono riuniti il 4 febbraio scorso in assemblea per condividere riflessioni e sentimenti su quanto sta accadendo ai loro colleghi della Basilicata, in seguito all’annuncio di chiusura dello stabilimento Coopbox di Ferrandina (in provincia di Matera). La decisione di chiusura è arrivata da Happy group di Cremona, che solo da un paio di mesi risulta avere acquistato tutte le quote di Coopbox group spa. 

"Il primo ricordo dei lavoratori è corso alle rassicurazioni del Ccpl, quando nel 2014 diceva di avere accantonato 45 milioni di euro a copertura della multa ricevuta e che se fossero avanzati dei soldi sarebbero serviti al rilancio di Coopbox e lo si diceva con un convinto ottimismo che faceva ben sperare. La conseguente domanda è sorta spontanea, dove sarebbero allora i 35,6 milioni di differenza tra i soldi che dissero di avere accantonato e i 9,4 milioni che sono poi stati recentemente richiesti per la multa?", affermano Filctem Cgil di Reggio Emilia, Uiltec Uil di Modena-Reggio Emilia e Rsu Coopbox di Bibbiano.

"Il secondo pensiero è andato a chi ha governato Coopbox negli ultimi anni, a chi ha chiesto un patto con i dipendenti in cambio della rinuncia a buona parte del contratto aziendale e alla quattordicesima mensilità, e loro hanno voluto credere in quel patto e hanno rinunciato a dei diritti e fatto i sacrifici che gli venivano chiesti, dov’è il riscontro ai loro sacrifici? Poi la riflessione è andata alla beffa ricevuta nell’aver appreso della vendita dell’azienda a cosa avvenuta, senza nessuna informazione preventiva, senza che né da parte di Coopbox/Ccpl né da parte della società acquirente si sia sentita la necessità o si abbia avuto il rispetto di informare le organizzazioni sindacali o la Rsu di quanto si stava facendo, delle condizioni di vendita, delle prospettive future o del piano industriale legato all’atto di compravendita.", rilevano le sigle di categoria.

"In tale contesto disarmante, dove tutti i 'guru' e riferimenti precedenti legati al Ccpl si sono improvvisamente dileguati, come fossero scappati di notte, portando con sé tutti gli impegni presi, tutte le promesse fatte e tutta la storia costruita dai lavoratori con anni di sacrifici, ci si è svegliati trovandosi dipendenti del principale concorrente storico, che sicuramente ha acquistato il marchio e l’importante mercato di Coopbox, ma che ancora non ha fornito alcuna garanzia rassicurante e nessun piano d'investimento. Anzi, il primo atto di Happy group è stato di chiudere lo stabilimento di Ferrandina, indifferenti a cosa significhi chiudere una realtà produttiva per chi abita in quel territorio del Sud", proseguono i sindacati.

Al fine di promuovere un ripensamento su questa decisione e di fare comunque impegnare l’azienda a dare una soluzione di continuità lavorativa a Ferrandina per tutti i propri colleghi, l’assemblea ha deciso lo stato di agitazione, promuovendo una prima iniziativa di un’ora di sciopero per tutti i turni nella giornata di mercoledì 9 febbraio, giornata in cui presso la Regione Basilicata si aprirà un tavolo con le istituzioni e le organizzazioni sindacali per trovare una soluzione positiva a questa decisione di Happy group.

L’assemblea, molto preoccupata anche per le sorti a medio e lungo termine dello stabilimento di Bibbiano e dei suoi 130 dipendenti, chiede attraverso le proprie rappresentanze sindacali di fare chiarezza a tutti i livelli sulla natura della transazione di compravendita, sul piano industriale, a cui è collegata e sulle garanzie occupazionali, riservandosi fin da ora ogni possibile azione di lotta che si rendesse necessaria, ricordando le responsabilità sia di Ccpl che non può lavarsi le mani, sia di chi ha scelto di farsi carico del loro futuro.