Ci risiamo, da un lato il desiderio di massimizzare i profitti, dall’altro lo scaricare periodico sul costo del lavoro le restrizioni di mercato e le crisi fanno si che ormai quasi tutte le attività di contact center vengano delocalizzate all’estero. Così accade che le commesse di aziende come Tim Trentitali, Wind ecc. stiano arrivando a scadenza, i nuovi bandi vengono offerti a costi inferiori a quello del lavoro previsti dalle tabelle ministeriali ed allora Almaviva, decide di abbandonare il nostro paese e trasferire le attività di contact all’estero. E lavoratori e lavoratrici? Sono quelli che pagheranno.

Questa la ragione che ha portato Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil a scrivere ai ministeri del Lavoro, dello Sviluppo economico e della Salute: “ Le scriventi Segreterie nazionali, tenuto conto del precipitare della situazione inerente alle attività lavorate da Almaviva Contact, chiedono la riapertura con urgenza del tavolo di crisi permanente, con il coinvolgimento dei Ministeri in indirizzo”.

E la situazione è davvero grave. L’azienda occupa circa 2500 persone tra Palermo, Catania, Rende, Napoli, Roma Milano, che operano su tutta una serie di attività scadute o in scadenza, con problemi evidenti nell’applicazione di clausole sociali. Per motivare la propria richiesta le organizzazioni sindacali illustrano le ragioni della preoccupazione: “Le attività di Tim e Vodafone che occupano tra Palermo, Rende e Catania circa 1200 addetti, ed altre attività minori che occupano qualche centinaio di persone, sono in prossimità di scadenza, e forti sono le preoccupazioni nel rapporto tra numero di addetti e volumi di traffico. In riferimento alla commessa GSE, che occupa 73 lavoratori su Roma e Napoli, il bando di gara non recepirebbe a pieno quanto previsto dalla L.11/2016, creando ulteriori preoccupazioni. Le attività di Trenitalia, pesantemente ridotte a causa dell’emergenza sanitaria. Si riscontrano inoltre difficoltà nella applicazione della clausola sociale che occupa oltre 800 addetti tra Milano, Napoli e Palermo, sulle attività legate al committente Wind3, ed al rispetto dell’accordo sottoscritto al Ministero del Lavoro, relativamente alla commessa ITA. Infine le attività legate al numero verde 1500 istituito per la gestione dell’emergenza sanitaria che occupa circa 850 addetti in tutta Italia. Lavoratrici e lavoratori che, con grande professionalità ed abnegazione, hanno garantito un servizio di pubblica utilità al paese in piena pandemia, le cui prospettive occupazionali sono fortemente precarie”.

 

Il tempo è davvero scaduto, occorre che il governo si faccia carico del destino di questi lavoratori e lavoratrici che già in passato hanno pagato scelte scellerate.