Dopo l'avvio del cantiere pensioni del 12 gennaio e i primi tre incontri tecnici del 20 gennaio, del 27 gennaio e del 3 febbraio, la discussione tra Governo e sindacati è proseguita oggi (15 febbraio) con un quarto incontro tecnico che si è svolto nella sede del Ministero del lavoro. Confermata la disponibilità dei rappresentanti del Governo a discutere le proposte unitarie di Cgil, Cisl, Uil. Dopo i primi confronti che si sono concentrati sui problemi delle pensioni dei giovani e sulla previdenza complementare, si è aperto il capitolo flessibilità in uscita dal mercato del lavoro. Dopo le verifiche tecniche sui costi e sull'applicazione delle misure proposte dai sindacati, il governo prepara il suo schema che però non convince le segreterie confederali nella volontà di legare le uscite al ricalcolo contributivo. Non è ancora stata ufficializzata la data della prima verifica politica con il ministro Orlando e i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil, che era prevista per lunedì 7 febbraio, ma poi è stata rimandata.
Incontro del 15 febbraio
Ghiselli (Cgil): Bene la disponibilità del Governo sulla flessibilità, ma siamo contrari a ricalcolo contributivo
“La flessibilità è un elemento rispetto al quale il Governo ha dichiarato di essere intenzionato a dare delle risposte. Attendiamo di conoscerne il merito”. È quanto ha dichiarato il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli al termine dell'incontro in sede tecnica tenutosi al Ministero del Lavoro sulla previdenza. “È stata condivisa la necessità di un superamento delle rigidità attuali presenti nel sistema, in particolare quella legata ai 67 anni, anche se – sottolinea il dirigente sindacale – per il Governo su questo l’unica strada individuata è quella delineata dal sistema contributivo, rispetto alla quale rimane ferma la contrarietà del sindacato”.
Ghiselli spiega che “al tavolo sono stati affrontati anche i temi dei coefficienti di trasformazione e quello dell’eliminazione della soglia del 2,8 e 1,5 volte l’assegno sociale per coloro che raggiungono rispettivamente 64 e 67 anni, su cui l’Esecutivo ha fornito una generica disponibilità”.
“Secondo il quadro che è stato presentato – prosegue il segretario confederale della Cgil – la flessibilità che viene ipotizzata comprende anche una tutela ulteriore per le categorie più deboli come disoccupati, gravosi, invalidi e coloro che assistono un familiare con handicap, punto su cui il Governo si è impegnato a effettuare delle verifiche tecniche”. “Al contrario – conclude Ghiselli – nessuna apertura è stata fatta rispetto alla nostra richiesta relativa alla riduzione dell’accesso a 41 anni per la pensioni anticipata”.
15 febbraio, la cronaca della riunione
Si è svolto oggi (15 febbraio) al Ministero del Lavoro l’incontro tecnico tra Governo e Cgil, Cisl e Uil sulle questioni previdenziali. Come in occasione degli altri tre incontri tecnici, per il Governo erano presenti Elisabetta Cesqui capo di gabinetto del Ministero del Lavoro, Angelo Marano, direttore generale per le politiche previdenziali e assicurative del Ministero del Lavoro, Cesare Damiano consulente del Ministero del Lavoro, e i rappresentanti tecnici della Presidenza del Consiglio e del Mef. L’incontro aveva all’ordine del giorno il riscontro da parte del Governo alle proposte sulla flessibilità in uscita che le organizzazioni sindacali avevamo presentato nella precedente riunione del 3 febbraio.
La posizione del Governo
Il Governo ha dichiarato la volontà di superare le attuali rigidità del sistema previdenziale, per consentire alle persone di poter anticipare il pensionamento di vecchiaia (67 anni di età), condizionando questa possibilità all’applicazione delle regole del sistema contributivo, senza specificare esattamente con quali modalità. A questo proposito i sindacati hanno ribadito la contrarietà rispetto al ricalcolo contributivo che, come succede per “opzione donna”, può determinare tagli insostenibili e iniqui al trattamento pensionistico. Le analisi della Cgil dimostrano che anche coloro che sono nel sistema misto, in particolare quelli con un’anzianità elevata, potrebbero avere una pesante decurtazione del trattamento, che in certi casi può superare il 30%. Nessuna apertura dell’Esecutivo invece vi è stata rispetto alla richiesta di Cgil, Cisl e Uil di ridurre a 41 anni i requisiti contributivi per accedere alla pensione anticipata.
Categorie deboli
Sempre a proposito di flessibilità in uscita i rappresentanti del Governo hanno fatto presente la volontà di garantite condizioni più favorevoli per l’accesso alla pensione delle categorie più deboli (disoccupati, invalidi, coloro che assistono un familiare con disabilità e chi ha svolto lavori gravosi o usuranti). Per quanto riguarda i “gravosi”, il Governo condivide la necessità di un lavoro di approfondimento, non solo legato a un ampliamento - che comunque la Commissione tecnica sta considerando - ma anche a una valorizzazione del coefficiente di trasformazione, per consentire una risposta anche sulla misura della prestazione, considerando l’impatto della gravosità sull’attesa di vita. L’esecutivo si è reso disponibile a riconsiderare gli attuali importi soglia presenti nel
sistema contributivo, il 2,8 e 1,5 volte l’assegno sociale per coloro che raggiungono rispettivamente 64 e 67 anni, anche se si tratta di un impegno generico, senza formulare ipotesi concrete.
Proposte sostenibili
La Cgil ribadisce che le proposte sindacali di riforma previdenziale sono ancor più sostenibili considerando l’attuale cornice previdenziale, considerando che le future pensioni saranno liquidate prevalentemente o esclusivamente con il calcolo contributivo e che non tutte le persone che potranno accedere a una prestazione previdenziale lo fanno concretamente, come l’esperienza di Quota 100 dimostra (circa 1/3 degli aventi diritto hanno utilizzato questa possibilità). Su questo aspetto, sia il Mef che il Ministero del Lavoro hanno condiviso le riflessioni dei sindacati confederali, aspetti che però devono essere coerenti con le regole della contabilità dello Stato ma che comunque in qualche modo dovranno essere considerate nel confronto.
Rivedere il meccanismo della "speranza di vita"
Per quanto concerne invece la richiesta della Cgil di revisione dell’attuale meccanismo automatico di adeguamento delle condizioni pensionistiche alla speranza di vita, che di fatto hanno un duplice impatto, sia sui requisiti di accesso alla pensione sia sul calcolo attraverso la modifica dei coefficienti di trasformazione, i rappresentanti del Governo hanno detto che faranno delle valutazioni tecniche, anche se hanno già anticipato che non sono favorevoli a meccanismi di costruzione dei coefficienti di trasformazioni a coorti, come succede già in altri paesi europei. La Cgil ribadisce il fatto che sarebbe necessario un intervento anche sulle misure di
accompagnamento alla pensione, visto l’attuale quadro del mercato del lavoro, attraverso il rafforzamento di strumenti più efficaci per governare le situazioni di crisi o riorganizzazioni aziendali. Infine abbiamo riproposto un tavolo specifico per trattare le problematiche legate alle pensioni in essere.
La riunione si è conclusa con l’impegno di fissare al più presto la riunione politica per una prima verifica politica con i segretari generali e i Ministri del lavoro e dell’economia.
Slittato l'incontro politico del 7 febbraio
È slittato l'incontro del 7 febbraio. Per quella data era già in calendario un incontro 'politico', nel quale il ministro Orlando insieme ai leader di Cgil Cisl e Uil doveva fare un primo bilancio del lavoro svolto negli incontri tecnici (finora tre) e misurare la distanza o meno delle posizioni in campo da una riforma condivisa. A quanto si apprende dall'agenzia Agi, il nodo sarebbe la mancanza di approfondimenti in sede tecnica del capitolo sulla flessibilità in uscita. L'incontro è in attesa di essere di nuovo inserito in calendario.
“Il confronto prosegue, abbiamo ribadito le nostre richieste sulla flessibilità in uscita, augurandoci risposte adeguate da parte del Governo, e sulla previdenza complementare, su cui abbiamo registrato la disponibilità dell’Esecutivo”. È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli al termine dell'incontro in sede tecnica tenutosi questa mattina (3 febbraio) al Ministero del Lavoro sulla previdenza.
Sul primo punto il segretario confederale ricorda le rivendicazioni dei sindacati: “occorre una riforma strutturale del sistema, che permetta il pensionamento o dopo i 62 anni di età o con 41 anni di contributi, e trattamenti più favorevoli per chi fa lavori gravosi e di cura”. Per quanto riguarda la previdenza complementare, Ghiselli ritiene “positiva la volontà espressa dal Governo di valutare e dare risposte sulle proposte avanzate, a iniziare dalla riapertura di un periodo di silenzio/assenso anche preceduto da una campagna di educazione previdenziale, dalla previsione di procedure a tutela della libertà di adesione di tutti i lavoratori e misure che possano contrastare il mancato versamento dei contributi da parte delle aziende, dall'introduzione di fondi negoziali nei settori esclusi come il comparto della sicurezza e dal sostegno agli investimenti dei fondi nell'economia reale e nel welfare del Paese”.
Cronaca della riunione del 3 febbraio
Giovedì 3 febbraio si è svolto presso il Ministero del Lavoro il terzo incontro tecnico tra Governo e Cgil, Cisl e Uil sulle questioni previdenziali, nel quale sono stati affrontati i temi della previdenza complementare e della flessibilità in uscita. Per il Governo, come in occasione degli altri due incontri tecnici, erano presenti Elisabetta Cesqui capo di gabinetto del Ministero del Lavoro, Angelo Marano, direttore generale per le politiche previdenziali e assicurative del Ministero del Lavoro, Cesare Damiano consulente del Ministero del Lavoro, e i rappresentanti tecnici della Presidenza del Consiglio e del Mef.
L’incontro si è aperto con un riscontro da parte del Governo, rispetto alle nostre richieste sulla previdenza complementare che avevamo avanzato al tavolo della scorsa settimana. Il Governo ha dichiarato la volontà di approfondire tutti i temi proposti dalle organizzazioni sindacali, anche attraverso stime specifiche, a iniziare dalla riapertura di un periodo di silenzio/assenso anche preceduto da una campagna di educazione previdenziale, dalla previsione di procedure a tutela della libertà di adesione di tutti i lavoratori, dall’introduzione di misure che possano contrastare il mancato versamento dei contributi da parte delle aziende e l'introduzione di fondi negoziali nei settori esclusi, come il comparto della sicurezza e il sostegno agli investimenti dei fondi nell’economia reale.
Per quanto riguarda invece la tassazione, anche degli investimenti dei fondi pensione, per cui abbiamo richiesto la necessità di riportare l’aliquota all’11%, è stata richiamata la necessità di un raccordo con la riforma fiscale in atto, a fronte della legge delega al Governo in materia.
Flessibilità in uscita
Nella seconda parte del confronto i sindacati hanno ribadito le richieste sulla flessibilità in uscita, partendo da una riforma strutturale del sistema, equo e sostenibile, non solo dal punto di vista economico ma anche sociale. Come indicato nella piattaforma unitaria, Cgil, Cisl, Uil chiedono l’introduzione di una flessibilità che permetta il pensionamento a partire dai 62 anni di età o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, la necessità di riconoscere la diversa gravosità dei lavori, la valorizzazione del lavoro di cura e delle donne che più di tutti in questi anni hanno subito il peso delle riforme che si sono susseguite.
Si chiede che vengano garantite condizioni più favorevoli per l’accesso alla pensione delle categorie più deboli, a iniziare dalle categorie presenti nell’Ape sociale (disoccupati, invalidi, coloro che assistono un familiare con disabilità e chi ha svolto lavori gravosi o usuranti). Sui lavori “gravosi”, abbiamo sostenuto la necessità di un ampliamento della platea dei lavori gravosi e usuranti sulla base di dati oggettivi che attestino il diverso rapporto tra attività lavorativa svolta e speranza di vita, anche con un focus specifico sul lavoro notturno. Per questa ragione è necessario proseguire il lavoro di studio e di approfondimento che la Commissione tecnica aveva sviluppato, seppur solo parzialmente. Su questo punto sappiamo quanto è necessario tener conto anche di coloro che svolgono attività lavorative con esposizione a materiale nocivo e a coloro che hanno avuto il riconoscimento di una malattia professionale Inail e più in generale di coloro che sono affetti di malattie che determinano un’attesa di vita più bassa.
Proposte sostenibili
I sindacati spiegano che le nostre proposte sono ancor più sostenibili considerando la cornice dell’attuale impianto del sistema previdenziale, in quanto le future pensioni saranno liquidate prevalentemente o esclusivamente con il calcolo contributivo. Inoltre, abbiamo chiesto che vengano ridotti i vincoli presenti nel sistema contributivo (1,5 e 2,8 volte l’assegno sociale), che di fatto condizionano il diritto alla pensione e penalizzando in modo pesante le lavoratrici e i lavoratori con redditi bassi e carriere discontinue. Come Cgil, si chiede di affrontare e modificare l’attuale meccanismo automatico di adeguamento delle condizioni pensionistiche alla speranza di vita, che di fatto hanno un duplice impatto, sia sui requisiti di accesso alla pensione sia sul calcolo attraverso la modifica dei coefficienti di trasformazione.
Anche in considerazione dell’attuale fase del mercato del lavoro, per via dell’emergenza sanitaria in corso, abbiamo chiesto un intervento in favore di strumenti più efficaci per governare le situazioni di crisi o riorganizzazioni aziendali, anche attraverso un rafforzamento degli strumenti già esistenti come il contratto di espansione e l’isopensione, che come sappiamo hanno una bassissima diffusione. Su questi punti legali alla flessibilità in uscita, il Governo si è pres0 l’impegno di fare qualche approfondimento più specifico per darci un riscontro sui singoli punti posti. Seppur non sia sta ancora fissata un’ulteriore data per il proseguo del confronto tecnico. La riunione comunque si è conclusa senza la fissazione di un’ulteriore data per il proseguo del confronto tecnico, considerando che il prossimo 7 febbraio è prevista la prima verifica politica con i segretari generali e i Ministri del lavoro e dell’economia.
Le aperture del Governo
Il governo condivide il ragionamento di Cgil Cisl e Uil sulla previdenza complementare e apre alla possibilità di prevedere un nuovo periodo di silenzio-assenso per scegliere la destinazione del proprio Tfr. Procede dunque il tavolo tecnico al ministero del lavoro tra governo e sindacati che aggiunge così un'altra micro-tessera al complicato puzzle con cui riformare il sistema previdenziale dopo la disponibilità offerta dall'esecutivo, Negli incontri precedenti, di approfondire la platea e i criteri per una pensione di garanzia per i giovani e la valorizzazione del lavoro e della maternità per le donne, riproposto da Cgil Cisl e Uil. Manca però al momento il dossier principale, il cuore della riforma, quello più ostico che da sempre rimarca la differenza tra esecutivi e sindacati: quello sulla flessibilità del pensionamento che oggi Cgil Cisl e Uil hanno nuovamente rispiegato nel corso del confronto tecnico. Per i sindacati la formula è sempre la stessa, nulla cambia da tempo: i lavoratori devono poter scegliere di andare in pensione e 62 anni di età e 20 di contributi o 41 anni di contribuzione senza paletti sull'età anagrafica, è da loro considerata una soglia ragionevole. Ma per il momento nulla si muove anche dai tecnici del ministero del lavoro che si sono limitati ad ascoltare la proposta.
27 gennaio, secondo incontro
Ghiselli (Cgil): passi avanti nel confronto con il governo sulle pensioni dei giovani
“Abbiamo registrato un avanzamento del confronto con il Governo su una misura previdenziale di garanzia per i giovani e sulla previdenza complementare”. Lo ha detto il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli al termine del tavolo tecnico riunitosi questo pomeriggio (27 gennaio) nella sede del Ministero del Lavoro di Via Veneto. Si trattava del secondo incontro tecnico dopo la prima riunione del 20 gennaio in cui si è stabilito il calendario della trattativa.
Il dirigente sindacale spiega che in questo secondo incontro, in cui come primo nodo è stato affrontato il tema della pensione per i più giovani, “il Governo ha dichiarato la volontà di assumere come oggetto di approfondimento la valorizzazione dei periodi di disoccupazione, maternità, formazione certificata e bassa retribuzione come i part time”. “Abbiamo convenuto sulla necessità di valutare con attenzione le platee interessate a questi fenomeni di fragilità – prosegue – anche per poi definire il modello d’intervento e la misura del sostegno. Il confronto proseguirà sulla base dei dati che emergeranno”.
Nella seconda parte del confronto le organizzazioni sindacali hanno illustrato le proposte sulla previdenza complementare, “a iniziare – sottolinea Ghiselli – dalla riapertura di un semestre di silenzio assenso, una campagna d'informazione e di educazione previdenziale, strumenti per garantire la libertà dei lavoratori nelle adesioni, a partire dai lavoratori nelle piccole imprese e dai giovani”.
Il Governo al tavolo
A rappresentare il Governo erano presenti Elisabetta Cesqui, capo di gabinetto del Ministero del Lavoro, Angelo Marano, direttore generale per le politiche previdenziali e assicurative del Ministero del Lavoro, Cesare Damiano consulente del Ministero del Lavoro, e i rappresentanti tecnici della Presidenza del Consiglio e del MEF. Il Governo ha aperto la riunione sul tema della tutela previdenziale dei giovani, facendo presente che le proposte avanzate nel precedente incontro dalle organizzazioni sindacali erano state oggetto approfondimento. Il Governo hanno fatto sapere che gli impianti per dare una risposta di prospettiva alle giovani generazioni possono essere diversi e che comunque è confermata la volontà di esplorarli tutti, provando a coordinarli con gli attuali strumenti esistenti di natura assistenziale, come l’assegno sociale e la pensione di cittadinanza.
Pensione di garanzia per i giovani
I rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil hanno condiviso la necessità di stimare attraverso l’analisi delle platee dei soggetti destinatari del sistema contributivo, i diversi profili contributivi, focalizzando l’attenzione in particolare su alcune fragilità presenti nelle carriere lavorative e dai noi ribadite più volte, come la discontinuità, la maternità, la formazione certificata e tutto il lavoro povero ricomprendendo anche il part time. I sindacati chiedono anche di allargare il focus delle stime su altri punti come il lavoro di cura e i periodi di tirocinio e stage che a nostro avviso devono rientrare nella valorizzazione dei periodi ai fini del calcolo della pensione di garanzia
Per i sindacati confederali è opportuno disporre di dati per poter assumere decisioni di merito che siano comunque finalizzate a interventi “ex post” ossia misure da riconoscere sulla misura della pensione, a tutti coloro che non raggiungeranno importi di pensioni dignitosi e non possono essere “ex ante”, come potrebbe essere un intervento indistinto di contribuzione figurativa, che andrebbe a tutti, anche a coloro che non avrebbero poi bisogno in termini finali, perché raggiungeranno autonomamente una pensione dignitosa.
Il Governo si è quindi impegnato a effettuare delle stime e delle proiezioni tecniche con Inps, Ragioneria dello Stato e Istat, per poter avere un quadro più preciso di quali possono essere i numeri e le misure da mettere in campo, anche legati ai possibili impegni finanziari.
Previdenza complementare
Nella seconda parte del confronto si è affrontato il tema della previdenza complementare e i sindacati hanno illustrato al Governo le proposte speficiche a partire dal rilancio delle adesioni ai Fondi negoziali, rendendoli effettivamente accessibili anche a chi lavora nelle piccole imprese e ai giovani, attraverso un nuovo periodo di silenzio-assenso e una campagna informativa e istituzionale, introducendo luoghi protetti (come per le dimissioni) che consentano alla persona di poter esercitare liberamente la scelta di adesione.
Cgil, Cisl, Uil propongono una diversa modalità di versamento dei contributi ai Fondi che contrasti il fenomeno della mancata regolarità e un intervento, se necessario anche normativo, che garantisca meglio ll lavoratore nelle procedure concorsuali rispetto ai mancati versamenti delle imprese ai Fondi. Inoltre i sindacati chiedono di promuovere i fondi pensione negoziali anche nei settori ancora esclusi in alcuni settori pubblici, come il comparto della sicurezza, anche alla luce di alcuni interventi già presenti nella Legge di Bilancio 2022. Si chiede anche di riportare la tassazione degli investimenti dei fondi pensione alla precedente aliquota dell’11% e sostenere gli investimenti dei Fondi nell’economia reale del Paese, rafforzando l’esperienza già avviata in collaborazione con la Cassa Depositi e Prestiti, estendendo gli investimenti anche alle infrastrutture, comprese quelle sociali. Sulla previdenza complementare il Governo farà delle valutazioni e darà delle prime risposte già a partire dal prossimo incontro previsto per giovedì 3 febbraio, che affronterà anche il tema della flessibilità in uscita.
20 gennaio, il primo incontro
Pensioni dei giovani e delle donne, flessibilità in uscita e previdenza complementare. Il governo Draghi conferma i temi al centro dei round tecnici che si succederanno in tempi strettissimi per mettere a punto la riforma. Il primo appuntamento c'è stato oggi (20 gennaio) nella sede del Ministero del Lavoro, in via Veneto. Il nuovo tavolo tra governo e sindacati sulle proposte sulla pensione di garanzia per i giovani è stato fissato per il 27 gennaio prossimo. La decisione è stata presa al termine dell'incontro tecnico con i segretari confederali di Cgil Cisl e Uil e i responsabili previdenza delle tre confederazioni a confronto con la squadra governativa (Ministero del Lavoro, Ministero dell'Economia, Palazzo Chigi ed altri consulenti).
Alla luce delle proposte dei sindacati in un secondo momento la parola passerà al governo, mentre nella riunione di oggi Cgil, Cisl e Uil hanno ribadito intanto le proposte unitarie sui giovani e le donne. Al centro dell'incontro del 27 gennaio, oltre alle proposte sulla pensione di garanzia dei giovani ci sarà anche la previdenza complementare mentre il tema della flessibilità di accesso alla pensione sarà al centro del tavolo del 3 febbraio prossimo.
“Per noi è significativo avere avviato i tavoli tecnici sulla previdenza partendo dal futuro previdenziale dei giovani, cioè di coloro che, con l'attuale sistema, rischiano di andare in pensione dopo i 70 anni e con un assegno molto basso”. Lo ha detto il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli al termine dell’incontro. “Noi abbiamo presentato al governo le proposte sindacali che tendono a mettere un freno alla crescita costante dell’età di pensionamento e a garantire a chi svolge un'attività lavorativa discontinua o con basse retribuzioni di poter comunque maturare una pensione dignitosa, quella che noi chiamiamo una pensione contributiva di garanzia”, spiega il dirigente sindacale. “Il governo – aggiunge il dirigente Cgil – si è riservato di approfondire e valutare le nostre proposte, e ci auguriamo di ricevere nel prosieguo del confronto risposte adeguate ai problemi che abbiamo posto”. In particolare la Cgil, così come Cisl e Uil, presenterà nelle prossime ore un documento articolato sulla pensione di garanzia.
Ci vuole accortezza nel costruire uno strumento che assicuri un futuro previdenziale anche a chi ha svolto lavori precari e discontinui. È necessario evitare errori che aumenterebbero le ingiustizie. Alcune proposte a confronto
La prima verifica politica con il ministro del Lavoro Andrea Orlando e i tre segretari generali di Cgil, Cisl, Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri è confermato per il 7 febbraio.
In apertura della riunione di oggi, Elisabetta Cesqui, capo di Gabinetto del Ministero del Lavoro, ha rifatto il punto sulle questioni da affrontare per disegnare un nuovo modello di sistema previdenziale. Tra i punti cardine il Governo accoglie l'idea dei sindacati confederali di pensare al futuro dei giovani che oggi svolgono lavori precari e discontinui. Si tratta ora di definire - anche dal punto di vista tecnico - la formula più adatta per una pensione contributiva di garanzia. Nello stesso tempo è chiaro che i problemi delle pensioni non si risolveranno senza affrontare contemporaneamente anche le questioni delle grandi diseguaglianze e debolezze nel mercato del lavoro di oggi.
La riforma della previdenza dovrà essere quindi messa in relazione con le misure che si stanno discutendo in tema di lavoro e in particolare di lavoro dei giovani e delle donne. Il Governo, attraverso il Ministero del lavoro, si dice disponibile a discutere con i sindacati il nuovo modello, un "vaso da plasmare insieme", ha detto Elisabetta Cesqui. Tra gli esperti coinvolti in questo percorso di costruzione della riforma che sostituirà la legge Fornero nella riunione di oggi era presente anche l'ex ministro Cesare Damiano.
Per il Governo erano presenti all'incontro oltre Elisabetta Cesqui, anche Angelo Marano da pochi giorni nominato direttore della Direzione generale per le politiche previdenziali e assicurative del Ministero del Lavoro, Madia D’Onghia capo legislativo del Ministero del lavoro, Luciana Patrizi per il Mef, mentre per Palazzo Chigi c'era Marco Leonardi.
È stato dunque il primo tavolo di confronto nella quale è stato affrontato il tema del futuro previdenziale dei giovani e più in generale di coloro che sono destinatari del sistema contributivo, avendo il primo versamento contributivo dal 1 gennaio 1996 in avanti.