La mobilitazione continua. Continua perché su temi fondamentali per la vita di milioni di lavoratori dobbiamo portare a casa riforme “di struttura”. In particolare su pensioni e precarietà che, se penso al mondo dell’edilizia, ma anche delle cave o delle fabbriche del legno o dei laterizi, vuol dire tante cose. Prima di tutto vuol dire superare la Fornero, vuol dire riconoscere strumenti per l’uscita anticipata rispetto ad altri settori e lavoratori che non hanno il tasso di usura, malattie professionali, infortuni (spesso anche mortali) di quelli che proviamo a rappresentare.

Stiamo chiedendo di portare da 36 a 30 gli anni di contributi per accedere all’Ape Social, sapendo però che a questo risultato eventuale e tutto da conquistare, si deve accompagnare un’operazione strutturale che incida su coefficienti e soglie di uscita, soprattutto se pensiamo che dopo il 1996 siamo tutti nel contributivo. Insomma il tema delle pensioni per chi fa lavori gravosi e usuranti è un tema strategico, e lo è ovviamente anche per la Fillea e per tutta la Cgil.

Quindi dobbiamo affrontare con la giusta radicalità il tema della precarietà che non è solo una questione - giustissima sia chiaro - di superamento della miriade di forme contrattuali atipiche (giusta la proposta di sostituirle con una specie di Cfl per tutti, cioè di un contratto a tempo indeterminato con una forte componente formativa, sia per i giovani che per chi, proveniente da altri settori, deve imparare cose nuove), ma anche combattere il sub appalto selvaggio, per come è - concretamente - nei settori privati.

Una continua destrutturazione del ciclo produttivo, basata sulla rincorsa a chi paga meno e dà meno tutele ai lavoratori lungo la filiera produttiva, in una ignobile guerra tra poveri. Combattere la precarietà vuol dire anche (abbiamo lanciato questa proposta anche recentemente, il 26 Novembre scorso durante un’iniziativa con il Segretario Generale e alla presenza dei ministri Orlando e Giovannini) portare le tutele che ci siamo conquistati unitariamente con il decreto 77/2021 nel codice degli appalti pubblici, in tutti i settori privati.

Garantire cioè parità di trattamento economico e normativo e applicazione del medesimo Ccnl tra lavoratori in sub appalto e lavoratori in appalto in tutte le fabbriche, negli alberghi come nella logistica, è un altro obiettivo, altrettanto strategico, per sconfiggere la “mercificazione del lavoro e della vita umana”.

Insomma il punto non è solo la “quantità” della crescita che risorse straordinarie stanno producendo, il punto è la sua qualità, ambientale e sociale. Se veramente non vogliamo tornare al mondo ingiusto conosciuto prima (e durante) la pandemia, dobbiamo far sentire la voce delle lavoratrici e lavoratori per sostenere le nostre ragioni oggi e domani, con il governo e con le imprese.

Per questo lo sciopero generale del 16 Dicembre deve vedere la massima partecipazione possibile, perché non è uno sciopero “contro”, avremmo detto una volta, ma soprattutto uno sciopero “per”.