Assemblea oggi alle 18, in piazza Politeama a Palermo, sul lavoro dei rider, per pretendere più diritti e tutele ai lavoratori impegnati nelle piattaforme delle consegne a domicilio. Con l'arrivo di Just Eat a Palermo, con una sua flotta di lavoratori con contratto subordinato, Nidil Cgil e la Cgil chiedono che venga messa fine alla condizione di precarietà per i rider delle piattaforme, considerati collaboratori occasionali, e di liberarli dal ricatto del cottimo e dell'algoritmo.

“Chiediamo alle aziende del food delivery – dice il segretario Nidil Palermo, Andrea Gattuso - di riaprire la discussione sul tipo di contratto, in quanto l'accordo tra Assodelivery e Ugl ha dimostrato di essere oltre che illegittimo anche peggiorativo per i lavoratori. E se sarà necessario metteremo in campo una mobilitazione”.

“La pandemia – dichiara il segretario generale Cgil Palermo, Mario Ridulfo - ha fatto scoprire che quello che veniva da tutti considerato un lavoretto è invece un lavoro utile e importante e che i rider sono diventati una categoria di lavoratori essenziali. La gig economy è molto presente nella nostra città e la condizione in cui si trovano tanti lavoratori giovani che fanno questo mestiere è sotto gli occhi di tutti.  E' arrivata l'ora che il lavoro dei rider, ampiamente riconosciuto da tutti, superi il sistema della chiamata e del cottimo e divenga prestazione stabile e continuativa. Un lavoro che va definito e regolamentato per dare alle lavoratrici e ai lavoratori addetti alle consegne degli ordini delle piattaforme le tutele e i diritti che hanno tutti gli altri lavoratori”.

L'accordo firmato con Just Eat da Nidil e Filt, per la Cgil, frutto anche delle lotte e delle mobilitazioni dei lavoratori e delle lavoratrici realizzate negli ultimi anni, dimostra che è possibile anche nel mondo dei ciclofattorini ottenere condizioni di lavoro eque e dignitose. E' in questa direzione che si muove Nidil, come sostiene il segretario generale Andrea Borghesi, oggi a Palermo per partecipare all'assemblea in piazza: “Le altre piattaforme continuano ad applicare un accordo capestro firmato tra Assodelivery e Ugl, che costringe lavoratori e lavoratrici al cottimo, al pagamento sul tempo speso per ogni singola consegna: un sistema di sfruttamento che non dà alcuna certezza rispetto alla retribuzione e che spinge ad accelerare al massimo le operazioni di consegna con conseguenze anche sulla sicurezza”.

“Nidil e la Cgil tutta – prosegue Borghesi - stanno continuando la battaglia, anche sul terreno legale, per il riconoscimento di tutele e diritti contrattati per tutti i lavoratori e le lavoratrici dell'economia delle piattaforme, non solo di food delivery. Quella che è considerata gig economy (economia dei lavoretti) sta creando profitti per le piattaforme a tutto discapito del lavoro che viene svalorizzato e non riconosciuto come tale, anche attraverso l'utilizzo improprio di forme di impiego in autonomia, come collaborazioni autonome, occasionali e partite Iva”.