Per evitare il Far West nelle aziende, è “necessario che governo e Parlamento decidano se rendere obbligatoria per legge la vaccinazione anti Covid e sanare così nei luoghi di lavoro situazioni al di fuori di ogni regola”. È quanto chiedono unitariamente Cgil, Cisl e Uil dell’Emilia-Romagna, che segnalano il caso della Suba Seeds Co., un’impresa romagnola di Longiano (Forlì Cesena) che produce sementi. 

Cosa è successo alla Suba Seeds? “Nei giorni scorsi – ricostruiscono le sigle sindacali – sulla bacheca aziendale la direzione ha affisso una comunicazione dove, in sei punti, vengono indicati ai dipendenti i passaggi per il ‘tampone rapido Covid obbligatorio per chi non ha il Green Pass’. Nell’avviso, l’azienda, come da ‘regolamento interno ai fini della salute e sicurezza’, richiede ‘obbligatoriamente’ a partire da lunedì 23 agosto il tampone ai dipendenti che non hanno il Green Pass”. 

Ma la comunicazione va oltre, e indica pure dove effettuare il tampone e in quali orari: “Il tampone, si legge nel volantino, dovrà essere essere ripetuto ogni 72 ore per un costo di 25 euro cadauno, ‘che verrà addebitato nella paga mensile del dipendente’. Non solo – proseguono Cgil, Cisl e Uil –, se il prelievo avverrà durante le ore di lavoro, i dipendenti dovranno mettersi in ferie. Tutti gli interessati, conclude la Suba Seeds Co, ‘saranno contattati personalmente’”.

I sindacati ricordano, però, che “ad oggi non c’è alcuna norma che autorizzi i datori di lavoro a prendere provvedimenti su questioni di salute pubblica”, e che le aziende “devono rifarsi esclusivamente a leggi dello Stato e non a regolamenti interni. Dopodiché, la procedura indicata, che specifica addirittura il laboratorio dove le lavoratrici e i lavoratori dovranno recarsi per i tamponi, viola le più basilari norme sulla privacy, con l’aggravante del costo tutto a carico dei dipendenti”. 

Nel volantino affisso alla Suba Seeds “c’è tutto ciò che un’azienda non può fare”, sintetizzano le organizzazioni dei lavoratori. Il documento “spiega alla perfezione le nostre preoccupazioni in merito all’utilizzo del Green Pass nei luoghi di lavoro. C’è tutto quello che da settimane poniamo all’attenzione del governo e delle forze politiche in Parlamento. Vaccinarsi è un dovere sociale, e i sindacati sin dall’inizio della pandemia si sono attivati per raggiungere questo importantissimo obiettivo. Al contempo, però, serve una norma che porti chiarezza nei luoghi di lavoro onde evitare che siano le aziende, come in questo caso, a farsi leggi interne a proprio uso e consumo che rischiano di creare solo caos e discriminazioni”, concludono Cgil, Cisl e Uil.

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