Dal 6 agosto per entrare in un cinema, per assistere a uno spettacolo teatrale o un concerto, insieme al biglietto, occorre mostrare il passaporto verde che attesti di aver ricevuto il vaccino. Giusto. Quel che giusto non è, secondo il sindacato, è che si chieda lo stesso documento ad artisti e maestranze per stipulare i contratti. O che addirittura si cerchi di sostituire chi non è in possesso di green pass con chi, invece ce l’ha.

“Non si può proprio fare”. Lo afferma Sabina Di Marco segretaria nazionale della Slc Cgil, che spiega: “Noi pensiamo che il green pass sia sicuramente uno strumento importante e che si debba assolutamente incentivare l'utilizzo del vaccino. Pensiamo che il vaccino sia strategico, è importante dare un segnale che i teatri, i cinema sono luoghi sicuri e questo aiuta ovviamente a fruirne e pensiamo, ovviamente, sia importante che si inizi a implementare la fruizione dello spettacolo per poter garantire la ripresa”.

Quindi giusto chiedere che gli spettatori e le spettatrici siano in possesso del passaporto verde, peraltro proprio aver giustamente vincolato l’accesso ai cinema teatri e concerti all’esibizione del documento dovrebbe portare alla revisione – aumentandoli – dei posti occupabili. Aggiunge però Di Marco: “Purtroppo stiamo assistendo alla trasposizione tout court dell'idea che anche chi lavora in quel settore debba essere munito di green pass obbligatoriamente. Sta accadendo che molti organizzatori e aziende dello spettacolo chiedano il passaporto verde anche ai lavoratori. Nei mesi scorsi abbiamo fatto un lavoro molto significativo, importante, di costruzione di protocolli sia nel settore del cineaudiovisivo che dello spettacolo dal vivo, proprio per garantire la sicurezza per tutte le fasi delle produzioni, dalle prove fino alla realizzazione del prodotto con la somministrazione costante dei tamponi. Al momento questi protocolli sono l’unica cosa in vigore e a questi occorre attenersi”.

Ma non sarà che siccome il costo dei tamponi è a carico delle produzioni, mentre i vaccini sono a carico dello Stato, le produzioni pretendono il green pass per risparmiare? O le questioni organizzative che il tampone ogni 72 ore prevede, sono ritenute un “impiccio”? Piccolo particolare, anche chi è vaccinato può essere portatore del virus ed essere contagioso, quindi il passaporto Covid non esime affatto dall’effettuare i tamponi. “In ogni caso – ci tiene a sottolineare la dirigente sindacale – noi riteniamo importantissimo che lavoratori e lavoratrici si vaccinino, per loro per chi gli sta vicino e per la comunità intera”.

Certo è che gli uomini e le donne dello spettacolo sono tra quelli che maggiormente hanno pagato e continuano a pagare a carissimo prezzo la pandemia. È vero qualche produzione è tornata a calcare i palcoscenici, qualche cinema ha ripreso la programmazione; ma certo la ripresa vera e propria ancora non è pienamente ripartita, e allora è ancora più urgente varare la riforma del settore che giace in Parlamentare.

Lo scorso giugno, infatti il governo ha presentato il disegno di legge delega in materia di spettacolo. È all’esame della Commissione Cultura in attesa che venga incardinato assieme ai diversi ddl di origine parlamentare. Ma il tempo è sempre meno. “C'è una grande attesa – aggiunge De Marco – e anche grandissime preoccupazioni, il timore è che la montagna partorisca un topolino, cioè che a fronte di una annuncio molto significativo di profondi cambiamenti, in realtà poi alla fine si producano semplicemente aggiustamenti all’esistente”.

Una delle partite fondamentali del riordino della normativa di settore è quella che riguarda gli ammortizzatori sociali. Già nel decreto sostegni bis sono state anticipate alcune misure a sostegno degli addetti del settore, ma serve una riforma complessiva che riconosca la natura intermittente del lavoro nello spettacolo e preveda strumenti di accompagnamento da un contratto all’altro.

Ancora Di Marco dice: “Nel ddl delega è previsto uno strumento, il Set, fortemente voluto dal sindacato, che va proprio in questa direzione, quella di accompagnare artisti e maestranze nelle diverse fasi della attività lavorativa. Ancora su richiesta delle organizzazioni sindacali è stato introdotto un osservatorio che faccia ricognizioni periodiche su quanto accade in questo particolare spezzone del mercato del lavoro. Altro strumento particolarmente rilevante è lo sportello unico che dovrebbe contribuite all’emersione del lavoro nero, assai diffuso in questo settore”. Ora la palla è al Parlamento ma i tempi devono essere rapidi, ne va la sopravvivenza della produzione culturale del nostro Paese.