Da Siracusa a Porto Marghera, dagli stabilimenti delle big company a quelli dei grandi player italiani, dai poli petrolchimici alle centrali elettriche, in tutta Italia si fa più intensa la mobilitazione dei lavoratori degli appalti e sub-appalti metalmeccanici nei comparti petrolchimico ed energie. “Siamo in presenza di un settore gestito da multinazionali o partecipate pubbliche che in questi anni hanno poggiato la propria ricchezza sullo sfruttamento dei lavoratori”, spiega la segretaria generale della Fiom Cgil Francesca Re David, rimarcando che “sono persone sottopagate, che rischiano continuamente di perdere il proprio impiego e i propri diritti. È una situazione inaccettabile”.

Fiom, Fim e Uilm evidenziano che questo comparto degli appalti metalmeccanici rappresenta “la massima frammentazione del mondo del lavoro in un settore strategico per il Paese”. I sindacati lamentano che nel settore “non si è mai affermata una logica di sistema e di filiera, nella quale la competizione venisse affrontata sul terreno della qualità dei processi produttivi e del riconoscimento dei diritti dei lavoratori, invece che limitarsi, come è in realtà, alle pratiche di dumping contrattuale e alla progressiva riduzione dei diritti dei lavoratori e della contrattazione collettiva”.

La frantumazione del ciclo produttivo ha dunque permesso alle aziende di imporre una logica di continuo ribasso, senza dover rispondere in termini di responsabilità e di vincoli sociali. “L’accentuarsi della frammentazione nella gestione degli appalti, in particolare nel cambio appalti, rende sempre più complicato garantire la continuità sia occupazionale sia nelle tutele”, illustra il segretario nazionale della Fiom Cgil Gianni Venturi: “A questo occorre aggiungere che la crisi pandemica scarica sugli anelli più deboli della catena del valore, quindi sulle imprese appaltatrici, le oggettive difficoltà che si sono registrate in termini di mobilità delle persone e delle merci in conseguenza del crollo del prezzo del petrolio. Oggi, inoltre, dobbiamo anche misurarci con lo sblocco dei licenziamenti”.

I sindacati metalmeccanici ravvisano quindi l’esigenza di un rafforzamento delle tutele e dei diritti dei lavoratori, in particolare per quanto riguarda i tanti cambi appalto. “È necessario estendere la contrattazione e l’esigibilità degli accordi di sito e territoriali, prevedendo che in quegli accordi ci sia, da parte dei committenti, una clausola sociale valida anche per il mondo degli appalti”, conclude Venturi: “Infine occorre iniziare a ragionare sulla reinternalizzazione di alcune funzioni, allo scopo di ricomporre la frammentazione del ciclo produttivo e delle imprese”.