Un settore che paradossalmente esce dalla crisi pandemica più forte e con più tutele per lavoratori e e imprese sane. E che ora aspetta il Pnnr con fiducia. L'edilizia italiana sta vivendo una fase positiva, anche se restano alcuni nodi da sciogliere, perché che rischiano di limitare le ricadute positive che si potrebbero avere sull'intero sistema-Paese. Ne abbiamo parlato con Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil.

Che autunno aspetta l'edilizia italiana? A che punto siamo?

Il nostro settore, in realtà è già ripartito. Nei primi 5 mesi del 2021 registriamo un aumento del 7,5%. Si tratta di una 'media del pollo', ovviamente, perché dentro c'è tanta edilizia privata, alimentata soprattutto dal bonus facciate, dal superbonus 110% e dal bonus ristrutturazioni, ma anche una accelerazione dei lavori pubblici. Secondo le nostre previsioni, questo aumento potrebbe addirittura arrivare al 10%, anche se adesso stanno arrivando alcuni colli di bottiglia che rischiano di fermare la crescita. Il primo è quello legato al costo dei materiali, che è esploso che sta oggettivamente cambiando le carte in tavola. Il secondo, meno contingente e che dipende dall'intero sistema, è che mancano tra le 70.000 e e 80.000 figure tecniche. Tutto ciò rischia di mettere in discussione le certezze che abbiamo costruito finora.

La stagione appena conclusa, in effetti, è stata ricca di risultati per il sindacato. Durc di congruità, accordo sugli orari di lavoro e intesa su appalti e subappalti hanno creato le premesse per rendere il comparto meno permeabile all'illegalità. E' così?

Sì. L'accordo su Durc di congruità, quello sull'accelerazione e gli orari per le grandi opere, e le nuove norme sul Codice che adesso valgono per gli appalti pubblici ma che dovrebbero essere estese anche agli appalti privati, sono risultati importanti. E ci permettono di dire che il Pnnr può calare in un settore in cui abbiamo qualche strumento in più per contrastare dumping, irregolarità e incidenti sul lavoro. Sicurezza e legalità sono infatti facce della stessa medaglia, perché organizzare bene il cantiere, applicare il giusto contratto e ridurre gli infortuni sono in realtà diversi aspetti di un unico processo.

Resta il nodo della sicurezza, però. I dati Inail del 2021 parlano di incidenti in aumento nei cantieri italiani.

Sì, quello della sicurezza resta un fronte apertissimo, su cui la congruità potrà aiutare, contrastando il lavoro nero, ma non è certo risolutiva. Per noi servono almeno altri due interventi: l'introduzione della patente a punti per le imprese, prevista dal Testo unico sulla sicurezza ma mai attuata, e quella dell'aggravante di omicidio sul lavoro. Con l'aggravante gli imprenditori colpevoli e consapevoli potrebbero farsi qualche mese di galera, ma non l'aggravante non ha solo un' intento punitivo. In realtà, permetterebbe anche il sequestro patrimoniale, e quindi la possibilità per vedove e orfani di ottenere quantomeno un danno economico quantificato. Poi è anche indispensabile rafforzare l'Ispettorato nazionale del Lavoro. L'ultimo rapporto, quello del maggio 2021, dice che in questi cinque anni si sono persi quasi 2.000 ispettori. Il nuovo concorso non basterà.

I sindacati degli edili stanno anche per affrontare la stagione del rinnovo contrattuale. Cosa chiedete alle imprese?

La nostra piattaforma prevede tre punti fondamentali, coerenti con quello che abbiamo detto finora. In primo luogo un investimento straordinario sulle scuole edili e i Cpt (Comitato paritetico territoriale che svolge il compito di consulenza e informazione per i datori di lavoro delle imprese esecutrici dei lavori ndr). Perché è li che si fa formazione e informazione sulla sicurezza. Quindi noi chiediamo uno 0,40% di massa salariale aggiuntiva come grande investimento per l'intero settore. Poi chiediamo di combattere il sotto-inquadramento. Perché in Italia mediamente riguarda il 23% dei lavoratori, mentre in edilizia è al 56%. Pagare il giusto per la mansione che si svolge può attrarre giovani e rinvigorire l'edilizia. Infine c'è la questione salariale. Siamo riusciti a fare buoni contratti nei momenti di crisi. Ora che il settore è in ripresa e che servono lavoratori, gli operai vanno pagati bene. Noi puntiamo a un amento a tre cifre, secco, senza formule strane: soldi freschi da mettere in busta paga. Credo che ci siano le condizioni per chiudere presto, addirittura entro fine anno. Perché anche gli imprenditori seri, che sono tanti del nostro Paese, sanno che adesso la priorità è tornare a investire nel settore. Siamo davanti a un'occasione d'oro per tutti. Per il Paese, per i lavoratori e per le imprese.