Il ricordo di quello che è accaduto a Prato è ancora vivo. Luana D'Orazio agganciata e poi inghiottita da un orditoio privo di meccanismi di sicurezza in un'azienda tessile. Oggi (14 giugno) un'altra ragazza, di soli 26 anni, è rimasta gravemente ferita in un'impresa agricola di Calendasco, nel piacentino. Era al lavoro in un campo e, secondo le prime ricostruzioni, stava attingendo acqua da irrigazione da un pozzo attraverso una pompa quando è rimasta impigliata per i capelli nel cardano e ha battuto violentemente la testa. Soccorsa dal 118, è stata trasportata d'urgenza con l'eliambulanza all'ospedale di Parma dove resta in prognosi riservata. 

“Non chiamiamoli incidenti. Non c’è nulla di accidentale o casuale. Tutte le istituzioni preposte devono intervenire, anche il tempo del cordoglio è finito, bisogna agire e in fretta, dicendo basta a un sistema che mette il profitto prima della salute”. È il commento di Tina Balì, segretaria nazionale Flai Cgil, dopo aver appreso la notizia.

“Nei luoghi di lavoro mancano corretti controlli, adeguata formazione e prevenzione, oltre ad una reale valutazione dei rischi. Bisogna investire in formazione e prevenzione: tanto più ci sono lavorazioni che espongono a pericoli tanto più accurata deve essere la valutazione del rischio”.

“Così come a mancare, purtroppo, è il rispetto della vita umana nei luoghi di lavoro. La salute, la sicurezza e ancora di più il benessere di chi lavora devono essere una priorità. Il lavoro deve essere lo strumento per la libertà, per la propria affermazione e non uno strumento di morte o sofferenza”.