"Siamo fortemente preoccupati per le scelte e gli indirizzi adottati recentemente da Eni, che mettono in discussione il mantenimento dell'industria e la presenza del gruppo in Italia". È quanto emerso nel corso del coordinamento nazionale Eni di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, che ha dato il via allo stato di agitazione dei lavoratori: "La scelta di investire maggiormente all'estero indebolisce Eni come punto di riferimento e di guida per l'intera filiera industriale, con il rischio di gravissime ricadute sul piano sociale e per l'autosufficienza energetica del nostro Paese".

Una preoccupazione che è stata ribadita ieri, nella giornata che Cgil, Cisl, Uil hanno scelto per chiedere al governo interventi forti sui temi legati al lavoro. "Eni non può considerare l'Italia una sorta di bad company da sminuire di valore", è stato detto nel corso del coordinamento: "Mai come in questo momento storico è necessario costruire un percorso condiviso con scelte comuni orientate alla fase della transizione energetica, verso una energia compatibile con gli indirizzi di cambiamento".