"Neanche il deciso intervento delle istituzioni pubbliche regionali e cittadine, la presenza costante di tutti i lavoratori, gli scioperi e le sollecitazioni dei sindacati hanno convinto la proprietà della Manifattura Riese (marchio Navigare) a presentarsi al secondo incontro del 19 maggio chiesto da noi sindacati all’Assessorato regionale del lavoro". Così in una nota congiunta Filctem e Filcams Cgil di Modena.

"Anzi, per tutta risposta la proprietà ha delegato Maurizio Corvaja, il liquidatore designato dalla stessa, a comunicare che l’interesse della proprietà è rivolto totalmente al marchio (e quindi al mero profitto) e non certo al destino di 82 lavoratori e delle loro famiglie. Ma se questa logica del profitto non sorprende più di tanto chi da sempre lotta contro le ingiustizie, ciò che davvero lascia perplessi è la totale assenza di volontà della proprietà di sedersi a un tavolo e provare a dialogare con le parti sociali", proseguono le due organizzazioni sindacali.

"Il liquidatore non ha voluto rivelare chi ci sia dietro quella società fiduciaria Luchi che ha acquistato l’80% della Manifattura Riese per chiuderla e licenziare 82 persone tre giorni dopo. Ma quanto meno ci si aspettava che la proprietà della Navy Group, in quanto carpigiani e vecchi proprietari della Manifattura Riese e tutt’ora detentori del 20% di quote, si presentasse al tavolo per fornire qualche spiegazione. E non può essere un’attenuante il fatto che siano possessori “solo” del 20% delle quote perché si parla comunque di milioni, di licenziamenti, di vendita del marchio. Tutte azioni che non possono lasciare indifferente e fuori del gioco chi come Maurizio Brunetti di questa azienda ne è sempre stato protagonista e  detiene una parte importante di interessi", continuano i sindacati.

"La Manifattura Riese, azienda operante nel settore tessile abbigliamento con 82 addetti in maggior numero donne, delle quali la metà impiegate nella sede di Carpi e la metà nei vari punti vendita sparsi in tutta Italia, legata da anni al marchio “Navigare”, ha avuto per circa cinque anni come socio di maggioranza il Fondo Consilium. Quattro mesi fa ha lasciato il territorio di Rio Saliceto insediandosi  a Carpi. Come molte aziende del settore, versava in una crisi produttiva rilevante, alimentata dalla prolungata chiusura dei negozi a causa del Covid, ma mai si era parlato di chiusura o di cessione", aggiungono le due sigle di categoria.

"Il 26 aprile scorso il fondo Consilium aveva ceduto senza darne alcuna comunicazione alle parti sociali, il suo 80% delle quote alla società fiduciaria Luchi la quale, unitamente al socio di minoranza Massimo Brunetti non ha tentato di rilanciare il marchio ma ha deciso separarlo dalle maestranze. Filctem e Filcams condannano questa strategia puramente speculativa, approvano ed appoggiano la richiesta dell’assessore regionale Colla di chiedere l’intervento del Mise chiedono l’intervento di Confindustria e il ritiro da parte della proprietà delle procedure di liquidazione e di licenziamento già avviate", concludono i sindacati.