Air Italy, ultima chiamata. Per scongiurare la definitiva catastrofe c'è rimasto poco più di un mese. È l'atto finale per la gloriosa compagnia aerea con una lunga storia alle spalle, passata dai fasti dell’Aga Khan con Alisarda alla lunga amministrazione di Meridiana, al passaggio a Qatar, per finire poi nella polvere della messa in liquidazione a metà febbraio 2020. Un vettore fra i più vecchi d’Europa, con 54 anni di attività accumulati, sia pure attraverso svariate gestioni, arenatasi con il fallimento del gruppo, che ha gettato nello sconforto lavoratori e sindacati. Complice, poi, la susseguente pandemia da Coronavirus, tutto è fermo da oltre un anno. Per i 1.380 dipendenti (suddivisi fra Lombardia e Sardegna, rispettivamente con oltre 800 e 500 unità) si avvicina il 30 giugno, data che equivale alla fine della cassa integrazione straordinaria di dieci mesi - termine ultimo previsto per le aziende già in liquidazione - e si traduce in un licenziamento collettivo per tutti i diretti interessati 

L'incontro fra i commissari liquidatori della compagnia aerea, sindacati, Regioni Lombardia e Sardegna, e dicasteri di Mise, Mims e Lavoro avvenuto ieri, martedì 18 maggio, non ha portato novità positive. Nel corso dell'esame congiunto, i due commissari liquidatori, hanno ribadito i motivi che non consentono soluzioni alternative al licenziamento, illustrando le ragioni che, allo stato attuale fanno ritenere non percorribile la soluzione del ricorso a un ulteriore periodo di fruizione di un ammortizzatore sociale che, peraltro, non escluderebbe i licenziamenti ma ne posticiperebbe solo il momento di intimazione. Air Italy ha anche sottolineato come i costi che la società ha già sostenuto nel corso del 2020 a causa della situazione di emergenza sanitaria non consentono di aggravare ulteriormente le spese della liquidazione. Per questo, la divergenza delle rispettive posizioni non ha, dunque, consentito alle parti di trovare un accordo nella fase sindacale della procedura.

Una posizione, quella aziendale, contestata da tutti i sindacati. Filt Cgil, Fit Cisl, Uil trasporti e Ugl trasporto aereo sottolineano il rischio che migliaia di famiglie perdano il lavoro, con ripercussioni per l'indotto del trasporto aereo. Le quattro sigle annunciano per giovedì i3 giugno, alle 14,30, in piazza Montecitorio, a Roma, un presidio per dire "no a 1.380 licenziamenti, sì alla proroga della cassa integrazione, sì al rilancio industriale del comparto".. Le organizzazioni sindacali, hanno invitato la società a valutare l'utilizzo di un ulteriore ammortizzatore sociale, dopo il termine del periodo di cigs. Nel contempo, le sigle di categoria hanno anche scritto ai ministeri dello Sviluppo economico, della Mobilità sostenibile e del Lavoro, alle Regioni Sardegna e Lombardia per chiedere l'apertura urgente di un tavolo di crisi. Insomma, è un vero e proprio braccio di ferro quello in atto tra la società e le parti sociali. Nel mezzo, 1.380 lavoratori, che dal 30 giugno rischiano di perdere anche gli ammortizzatori sociali. 

"La vicenda di Air Italy ha toni davvero surreali - sostiene Gaspare Dell'Aira, Rsa personale di terra Malpensa Air Italy -, ed è emblematica di tutto il trasporto aereo in Italia. Una storia costellata di ripetuti fallimenti di aziende, malgrado i milioni di turisti provenienti ogni anno da tutto il mondo nel nostro Paese. Al di là dei singoli errori gestionali, che pure ci sono stati anche in Air Italy, e a parte l’attività di chartering, il settore è in crisi e non si fanno più utili da prima della pandemia. C’è stata una mancanza di visione e strategia da parte del management. Abbiamo spalancato le porte alle compagnie low cost, che hanno solo speculato sfruttando il personale con contratti capestro, facendo dumping". 

Andrea Rossini, Rsa di Air Italy per la Filt Cgil, racconta la situazione in un video.


Sugli scenari futuri di Air italy, interviene Ivan Biasiotti, coordinatore Filt Lombardia del personale navigante. "Dobbiamo trovare la soluzione migliore in modo che nessuno resti senza lavoro. Non sarà un'impresa facile, perchè il quadro è compromesso. e la pandemia ha dato il colpo di grazia. Ma quei 1.380 lavoratori hanno diritto ad avere una seconda chance.. Tutto il trasporto aereo è ancora fermo a livello mondiale, ma non per questo le compagnie hanno chiuso e gli Stati se ne disinteressano: pensiamo alla vicenda che vede coinvolta Alitalia Ita, alla quale il Governo sta lavorando. Il nostro progetto era di trovare una soluzione industriale per Air Italy e perciò i lavoratori sono finiti in cigs. Anche la Regione Lombardia deve ora rimboccarsi le maniche e fare assolutamente qualcosa, perchè qui da noi sono in ballo più di 800 posti di lavoro diretti, senza dimenticare l'indotto".    

Giorgia Palanghi, delegata Rsa del personale di terra Filt Gallura, chiede a gran voce un intervento delle forze politiche. "La situazione è drammatica e non possono abbandonarci così. Sia Governo che Regioni devono occuparsi di noi. Siamo la seconda compagnia aerea nazionale per ordine di importanza dopo Alitalia. Oltretutto, se non ci rinnovano la cassa e finiamo in disoccupazione, perdiamo anche la certificazione relativa alle figure professionali, un autentico disastro! Le argomentazioni avanzate dai due commissari, circa l'impossibilità di sostenere ulteriori spese per il personale sono risibili, perchè l'azienda sta chiudendo 'in bonis' e i due azionisti di maggioranza, Qatar e principe Aga Khan, non penso abbiano grossi problemi economici. Per quanto ci riguarda, la Regione Sardegna ha dichiarato di volersi impegnare a trovare una via d'uscita nel quadro di Ita. Speriamo bene".

Secondo la Filt nazionale, "sono assolutamente percorribili soluzioni alternative mirate alla salvaguardia dell'occupazione, cominciando dal prolungamento del periodo di cigs, così come sono individuabili soluzioni industriali  che scongiurino la scomparsa di un'azienda storica nel panorama nazionale". "Ci batteremo - spiega Fabrizio Cuscito, segretario nazionale Filt, responsabile del trasporto aereo - affinchè venga applicata la cassa in deroga per almeno quaranta settimane. Un arco di tempo che riteniamo sufficiente per provare a mettere in piedi un'alternativa industriale credibile per l'azienda, con l'ausilio di Governo e Regioni, in attesa della ripresa del settore, che, stando alle previsioni di traffico, dovrebbe di nuovo riportare i passeggeri a bordo degli aerei a partire dal 2022".

"Riteniamo quindi imprescindibile ricercare, soluzioni alternative alla messa in liquidazione dell'azienda, che comporterebbe la perdita del posto di lavoro per migliaia di famiglie, con serie ripercussioni anche per l'indotto, già gravemente colpito da una crisi senza precedenti, determinata dalla pandemia e in concomitanza del blocco dei licenziamenti sancito dal governo. Pertanto, siamo a richiedere con estrema urgenza l'apertura immediata di un tavolo di crisi sulla vertenza, al fine di scongiurare una catastrofe occupazionale, che genererebbe fortissime tensioni sociali", conclude il dirigente sindacale.        

La vertenza di Air Italy si incrocia con i problemi in cui versano altre compagnie aeree come Air Dolomiti, Blue Panorama airlines e Neos, che manifestano al Governo l'assoluta necessità di sostegno e chiedono nel decreto Sostegni bis un rifinanziamento di almeno 150 milioni e auspicano che, preso atto del contributo ingente per garantire il futuro di Alitalia, non ci sia disparità di trattamento tra lavoratori e imprese dello stesso settore.