Una sciopero giusto e necessario, che ha portato i suoi frutti. Per i dipendenti di Almaviva riprenderà infatti la trattativa per il rinnovo dell'accordo integrativo. L'azienda aveva in precedenza imposto un regolamento unilaterale ma, dopo una giornata di intense negoziazione, la dirigenza ha fatto dietrofront. “Questo ripensamento è importante”,  spiega Valentina Orazzini della Fiom Cgil: “Non potevamo buttare via mesi di confronto”.

Almaviva è un'azienda italiana che opera, a livello globale, nella tecnologia dell'informazione e nell'assistenza clienti. Con 45mila dipendenti e un fatturato di circa a 887 milioni di euro all'anno (2019), rappresenta il quinto gruppo italiano per numero di occupati al mondo. Mentre però si attende la sentenza della Corte di cassazione sul licenziamento del 2016 di 1.666 lavoratori e lavoratrici, un'altra tegola rischiava di abbattersi sugli impiegati.

Ieri (9 aprile 2021), con un presidio davanti alla sede di Cosenza e altre iniziative a livello nazionale, era infatti iniziato lo sciopero di circa 3.500 dipendenti per protestare contro la sospensione del rinnovo dell'accordo integrativo. Dopo poche ore, la direzione aziendale ha contattato le parti sociali e cercato un confronto, che in tarda serata si è risolto con la promessa di riprendere le trattative. 

“La riapertura del dialogo è un segnale  di responsabilità”, spiega la delegata Fiom: “Almaviva è in continua crescita dal 2016, con un forte aumento dei ricavi, dei margini e degli utili. Ora arriveranno anche gli aiuti dell'Unione europea per la digitalizzazione dei servizi pubblici. È un'occasione da non perdere, per la proprietà e per chi lavora”.

Dopo la crisi del 2011-2016, Almaviva è uscita da una fase difficile anche grazie ai sacrifici dei dipendenti. I contratti di solidarietà, e la riduzione o sospensione di diversi istituti contrattuali, hanno permesso all'azienda di risparmiare più di 100 milioni di euro sul costo del lavoro. La scelta di interrompere le trattative sull'accordo integrativo aveva spinto Fiom, Fim e Uilm a dichiarare lo sciopero della reperibilità, degli straordinari e delle attività extra-orario fino a domenica. Ma grazie alla ritrovata intesa, la mobilitazione si è fermata e le iniziative sono state revocate. 

“Dopo tre mesi di discussione – riprende Orazzini –  l'azienda aveva scelto di interrompere la trattativa su orari di lavoro, ferie, permessi, retribuzione e smartworking. Ma questa estensione è necessaria, altrimenti si rischiava di bruciare lo spazio negoziale e le buone relazioni sindacali, che durano ormai da diversi decenni”. Le parti sociali evidenziando come in Italia, anche grazie agli investimenti del recovery fund, le prospettive per il mercato dell’informatica siano ora favorevoli. E su diritti, salario e lavoro da remoto non si può tornare indietro. 

“È un momento buono per il settore”, conclude Orazzini: “Lo sciopero di oggi voleva dare un segnale importante, perché i dipendenti non si sono mai fermati durante la pandemia. L'azienda non poteva disconoscere la nostra professionalità e il nostro valore. Almaviva ci ha confermato che dalla prossima settimana si tornerà a discutere il rinnovo dell'accordo integrativo. Siamo molo soddisfatti, la lotta paga”.