La domanda globale di acciaio è in crescita, dall’automotive all’elettrodomestico, ma questo non si traduce, al momento, nel rilancio della siderurgia italiana. Ne sono convinti Emilio Miceli, segretario confederale Cgil e 
Gianni Venturi, segretario Fiom Cgil
, che affermano in una nota congiunta: "Tutto ciò avviene poiché sono al momento indefiniti gli assetti proprietari di importanti gruppi siderurgici e ciò impedisce chiarezza d’intenti sugli obiettivi industriali e gli investimenti. C’è il rischio che non si riesca a capitalizzare, per una parte importante dell’industria siderurgica italiana, la crescita dei volumi globali".

Per questi motivi, affermano Venturi e Miceli, è urgente "definire proposte concrete in un quadro organico di politica industriale. D’altronde, il valore strategico della siderurgia è stato confermato al tavolo Mise per ex Ilva del 19 febbraio 2021 dai Ministri Giorgetti e Orlando".

Il sindacato avverte l’urgenza "di rendere concreta questa affermazione definendo in tempi rapidi un piano nazionale dell’acciaio entro cui ricondurre la soluzione delle grandi vertenze aperte (Arcelor Mittal, Jsw Piombino, Ast di Terni) e dare prospettive ai lavoratori coinvolti. Ovviamente, lo stallo attorno alla vicenda di Arcelor Mittal, anche nella mancata definizione di tempi certi dell’intervento pubblico, non aiuta il quadro complessivo della siderurgia italiana, essendo Arcelor tra i più importanti players globali".

Per questi motivi, Fiom e Cgil chiedono al ministro dello Sviluppo economico di "convocare il tavolo nazionale della Siderurgia alla presenza di Federacciai e Sindacati per trovare soluzioni concrete alle vertenze aperte e dare una prospettiva  alla filiera siderurgica italiana”.