Ancora scelte aziendali che pesano sul futuro dei lavoratori. È quello che sta succedendo alla Zml di Maniago (Pordenone), dove 89 dipendenti rischiano il posto di lavoro ed è iniziato lo sciopero. “Non siamo contenti ma ce lo aspettavamo, era quasi inevitabile. È da anni che chiediamo investimenti e la modifica dei processi produttivi”, spiega Bruno Bazzi della Fiom Cgil di Pordenone. “L'azienda, dal punto di vista industriale, è ferma da tempo. C'è un netto calo dei volumi di produzione  e ora siamo messi cosi. Occorre ridimensionare la capacità produttiva, non licenziare”.

La Zml, parte del gruppo Cividale, è un'azienda metalmeccanica specializzata nella realizzazione di componenti per i settori dell'auto e dell'elettrodomestico. La società è leader nella pressofusione dell'alluminio, nella fusione della ghisa e nella produzione di filo smaltato. Oggi alla Zml lavorano 505 dipendenti, ma la crisi del settore e l'emergenza Covid rischiano di imporre scelte pesanti, soprattutto sul piano occupazionale della fabbrica di Maniago.

La società friulana ha infatti tre divisioni principali: rame, alluminio e ghisa. E proprio quest'ultima rischia di essere troppo penalizzata. “Tutti i settori saranno coinvolti nella riorganizzazione aziendale – continua Bazzi – ma la divisione ghisa pagherà con 70 eccedenze i ritardi di trasformazioni dei sistemi di produzione della Zml. È una scelta ingiusta, non possiamo accettarla”. Le parti sociali chiedono maggiori garanzie, perché se ora si parla di circa 90 esuberi, c'è il timore che a febbraio possano essere di più. Una situazione che ha provocato lo sciopero della scorsa settimana, quando gli operai hanno scelto di incrociare le braccia un’ora in ognuno dei tre turni.

L'azienda ha intanto proposto un piano di investimenti da 17 milioni, con l'obiettivo di svecchiare gli impianti entro il 2022 e migliorare la competitività internazionale. Nel reparto della ghisa, i forni di vecchia generazioni saranno sostituiti da forni innovativi, a minore emissione di Co2. “Gli investimenti vanno bene, ma ci sarà un taglio delle spese per il personale e questo penalizza i lavoratori. L'azienda poi si sta muovendo verso l'automazione industriale, quindi il turno di notte verrà soppresso perché giudicato troppo costoso”, aggiunge il delegato Fiom.

Se fino a marzo ci sarà la cassa Covid a dare una mano, appare però evidente come la gestione del gruppo Cividale sia stata poco adeguata, considerando anche che solo il 19% degli investimenti previsti è stato approvato. Pesano, come già detto, il ritardo nello sviluppo tecnologico e nell'innovazione dei processi. I sindacati affermano che le priorità restano la riduzioni degli esuberi e il riposizionamento dell'azienda. Ora le parti sociali chiedono anche l'apertura di un dialogo con la proprietà.

“Siamo convinti che gli investimenti vadano fatti – conclude Bazzi – perché la Zml è in ritardo e questo ricade sui lavoratori. C'è poi la necessità di recuperare i volumi di produzione persi negli anni e rendere redditizia la produzione. Ma i costi del recupero tecnologico e di efficienza non devono essere pagati dai dipendenti. Non possiamo permetterci 90 licenziamenti, quindi chiediamo all'azienda di mantenere i posti di lavoro e garantire più innovazione, per aprirsi a nuovi mercati”.