Sono 60.000 i posti di lavoro in ballo nelle Marche. I dati sulla cassa integrazione nella regione preoccupano molto, e mostrano le cicatrici dell'emergenza sanitaria e dei suoi riflessi sull’economia regionale. Nel 2020, secondo i dati Inps rielaborati dall’Ires Cgil, ci sono state oltre 128 milioni di ore di cig autorizzate. Nello specifico la cassa arriva a oltre 102 milioni di ore contro i 14 milioni dell’anno precedente (+710), il ricorso al Fis a oltre 26 milioni di ore, mentre nel 2019 erano state autorizzate appena 64 mila ore.

Il settore che più ha usufruito di ammortizzatori è il metalmeccanico: oltre 35,5 milioni (+469% rispetto al 2019). Segue il commercio con 18 milioni di ore, e il settore pelli, calzature e cuoio con ben 12,6 milioni di ore. Dati che allarmano, e non poco, il sindacato.

“Il sistema produttivo regionale già prima del Covid era avviluppato in una crisi profonda e preoccupante - dichiara Giuseppe Santarelli, segretario regionale della Cgil -, ora sono tante le aziende che rischiano la cessazione o forti riduzioni di personale dopo la data fatidica del 31 marzo, quando scadrà il blocco dei licenziamenti”.

Ad una riduzione di oltre 128 milioni di ore, infatti, corrisponderebbero in linea teorica circa 63.000 mila lavoratori a tempo pieno “che nel 2020 non avrebbero lavorato neanche un'ora. Oltre 49.000 di questi sarebbero del settore manifatturiero industriale”. “Immaginiamo cosa potrà succedere dopo il 31 marzo, se verrà superato il blocco dei licenziamenti – conclude Sanatrelli - senza una ripresa delle attività economiche e dei livelli di produzione industriale e senza un sistema di tutele adeguato alla complessità del mondo del lavoro.”