Alla fine dello scorso anno, Michela Piccione era stata insignita del riconoscimento di Cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica. Un riconoscimento arrivato dopo 18 anni di precariato e dopo che la ragazza aveva avuto il coraggio di denunciare lo sfruttamento in un call center tarantino dove lavorava per 33 centesimi l'ora. Quando la notizia aveva fatto il giro del web, Tim si era fatta avanti per proporle un posto a tempo indeterminato. Sembrava un finale perfetto. E invece il finale - ancora migliore - è arrivato qualche settimana più tardi quando la lavoratrice ha detto no.

Lo spiega la Cgil di Taranto in un post facebook a commento di un'intervista rilasciata da Michela al quotidiano la Repubblica. "Quel posto a tempo indeterminato me lo sentivo stretto", spiega, "Non dovevo averlo solo io ma anche le altre quattro donne che hanno avuto il mio stesso coraggio di denunciare. (...) Avrei preferito non essere trattata da privilegiata e avrei voluto che quel posto fosse dato a qualcun altra magari senza vincoli familiari, ma con necessità economiche impellenti. Ho chiesto all'azienda di offrire quel posto a qualcuna delle colleghe che hanno denunciato con me, ma mi hanno detto che non era possibile". Così, Michela Piccione ha ringraziato e declinato l'invito. Adesso continuerà a lavorare come addetta alla sanificazione dei reparti Covid dell'ospedale di Manduria, con un contratto a tre mesi.