“Dall'inizio della pandemia il settore che ha visto la riduzione maggiore delle produzioni industriali a livello mondiale è quello degli aerei a uso civile, e la ripresa non viene ipotizzata dalla maggior parte degli analisti prima del 2024”. A dirlo sono Francesca Re David (segretaria generale Fiom Cgil) e Claudio Gonzato (coordinatore nazionale aerospazio Fiom Cgil), precisando che dopo oltre un anno “la crisi delle produzioni assume un carattere strutturale, che coinvolge direttamente le due più grandi aziende del settore (Leonardo One Company e Ge Avio Aero), mettendo in pericolo la tenuta economica, industriale e occupazionale dell'intera filiera di fornitura dell'indotto, per la grande maggioranza presente nel Mezzogiorno”.

La Fiom evidenzia che i volumi ipotizzati a fine 2020 per l'anno in corso vedono ulteriori contrazioni pesanti da parte dei due principali clienti (Airbus e Boeing), per i quali operano le aziende nel nostro Paese. “Solo gli ammortizzatori sociali emergenziali e il blocco dei licenziamenti – specificano i due esponenti sindacali – hanno evitato una riduzione dell'occupazione nel settore, che senza gli strumenti, gli investimenti e la ricerca di nuovi clienti aggiuntivi a quelli oggi presenti, vedrà al termine degli stessi una riduzione strutturale della forza lavoro”.

Per Re David e Gonzato “il silenzio che avvolge il settore, nella discussione in atto nel Paese sull'assegnazione dei finanziamenti legati al Recovery fund, evidenzia come la situazione e la crisi in atto nelle produzioni industriali civili del trasporto aereo sia completamente sottovalutata dai vari livelli istituzionali, ma anche dai livelli manageriali delle maggiori imprese”. Più volte la Fiom Cgil ha chiesto l'apertura di “un tavolo presso il Mise tra le parti sociali, volto all'ascolto delle criticità presenti e alla ricerca di tutte le possibili soluzioni per le aziende in crisi, senza che l'invito fosse preso in considerazione”.

Ora il tempo sta scadendo con la fine del blocco dei licenziamenti il 31 marzo, dicono i responsabili Fiom, e “non è sostenibile che ogni azienda, a partire da quelle più grandi, lavori unilateralmente nella ricerca di soluzioni solitarie senza tenere conto del contesto generale, relegando i lavoratori delle piccole e medie imprese del settore a un futuro precario fatto di ammortizzatori sociali o di licenziamenti”. Re David e Gonzato così concludono: “La responsabilità per la tenuta sociale nel Paese deve essere in capo al governo, ma anche alle aziende multinazionali, a partire da quelle a controllo pubblico”.