A Melfi il contagio corre lungo le linee di produzione. Sono sempre di più i positivi al covid tra i lavoratori delle aziende dell’indotto Fca. A darne notizia in un comunicato è la Fiom lucana che sottolinea come il rischio sui luoghi di lavoro è concreto e il virus non si ferma fuori dai cancelli delle fabbriche.

“Nell’esprimere preoccupazione per la situazione pandemica e per il rischio elevato del contagio tra i lavoratori – afferma Giorgia Calamita, dell’organizzazione sindacale - riteniamo necessario continuare a tenere alta l’attenzione nelle fabbriche e sui mezzi pubblici, pertanto chiediamo che le aziende rispondano alle nostre richieste sull’applicazione scrupolosa dei protocolli, sui luoghi di lavoro e sui mezzi pubblici”.

Necessario intensificare le riunioni del comitato della sicurezza aziendale per fornire risposte concrete all’aumento dei contagi attraverso il confronto sindacale. Per il sindacato è importante prevedere ulteriori misure di sicurezza, “partendo dalla formulazione attenta della catena dei contatti e dall’aumento dello screening, la somministrazione del tampone a carico delle aziende, l’informazione ai lavoratori sia dei casi positivi e dei sospetti e delle procedure adottate e condivise con il sindacato per evitare il contagio”.

Per la Fiom è fondamentale garantire la prevenzione per la salvaguardia della salute e sicurezza dei lavoratori, aumentando la distribuzione dei dpi: la fornitura delle mascherine tra i lavoratori deve avvenire con regolarità e soprattutto bisogna prevedere l’utilizzo di mascherine modelli FFP2/FFP3.

“La Fiom e i delegati – conclude la nota – nel confermare il proprio impegno per la tutela dei diritti dei lavoratori nell’area industriale di Melfi, considerata la confusione ancora in atto dovuta anche al rimbalzo di responsabilità tra i medici aziendali e i medici di base, invita tutti i lavoratori a rivolgersi al sindacato, perché possano essere assistiti sulle procedure da seguire, anche in caso di positività al virus e procedere con le pratiche di infortunio”.