C’è un’Italia diseguale anche di fronte all’emergenza pandemica. “Fragilità strutturali hanno determinato un impatto differente del virus, che ha avuto all’inizio come epicentro le regioni del Nord Italia, ma le cui ricadute economiche e sociali si sono dispiegate con maggiore drammaticità al Sud”, spiega il segretario generale della Cgil Puglia Pino Gesmundo, evidenziando che “determinante sarà allora il miglior uso delle risorse sia dei fondi comunitari sia del Recovery fund”.

E come si esce dalla crisi? La ricetta non può che essere quella che da tempo segnala la Cgil, centrata sul “rilancio degli investimenti pubblici e privati, intervenendo su obiettivi strategici all’interno di una politica di coesione e riequilibrio territoriale. In tal senso, la qualità dei progetti e della spesa delle risorse a disposizione determinerà davvero il futuro di questi territori”.

Nel Mezzogiorno, riprende Gesmundo, l’impatto è stato più forte “a causa del tessuto produttivo più debole, del mondo del lavoro più frammentato, della società più fragile”. Le analisi e le previsioni sugli indicatori economici, da Bankitalia allo Svimez, restituiscono “un quadro d’insieme drammatico e preoccupante sullo stato della tenuta sociale, prima ancora che economica, del nostro territorio”.

Da un lato serve intervenire “per sostenere i redditi in sofferenza delle categorie più colpite dalla crisi”, dall’altro occorre “procedere a una programmazione a valere sulle risorse ordinarie e straordinarie provenienti dall’Europa, in grado di affrontare i nodi irrisolti che frenano lo sviluppo della Puglia e del Mezzogiorno”.

Nodi irrisolti che vanno “dalle grandi reti infrastrutturali – illustra il segretario generale della Cgil Puglia – a una politica industriale sostenibile sul piano ambientale, alla ricerca e innovazione per innalzare la produttività delle imprese e attirare forza lavoro qualificata, in grado di arrestare l’emigrazione dei giovani laureati”. E ancora “le reti tecnologiche e l’ammodernamento della pubblica amministrazione, non ultimo il rafforzamento del sistema di welfare e delle politiche della salute, a fronte delle debolezze manifestate durante queste emergenze”.

Di tutto questo la Cgil pugliese vorrebbe discutere “con gli interlocutori sociali e istituzionali, in primis con la Regione, per capire in che modo si sta stilando la lista delle progettualità”. Tempo da perdere non ce n’è, conclude Pino Gesmundo, e la “dote finanziaria a disposizione, mai così elevata come in quest’eccezionale occasione, andrà utilizzata al meglio. Pena condannare il Sud e le sue regioni a un destino di marginalità e desertificazione sociale e produttiva”.