La Filt Cgil festeggia i suoi 40 anni. Lo fa in uno scenario particolare, a ridosso di quella che a tutti gli effetti si sta delineando come la seconda ondata della pandemia da Covid-19. Festeggia, dunque, con la consapevolezza che il settore dei trasporti sarà chiamato a un nuovo sforzo per contribuire alla tenuta economica e sociale del Paese.

La sua forza lavoro era stata riconosciuta come essenziale già durante il lockdown, quando ha consentito l'approvvigionamento energetico e il rifornimento dei beni di prima necessità a ospedali, farmacie, supermercati. A ricordarlo oggi le tante voci intervenute nella video-conferenza "40 anni di Filt, tra vecchie e nuove rotte". Chiara Mancini dell'Ufficio studi e formazione della categoria ha aperto i lavori tracciando il quadro dell'attuale mondo di trasporti e infrastrutture. Un settore il cui sviluppo ha seguito negli ultimi anni quattro direttrici fondamentali: geopolitica, digitalizzazione, sostenibilità ambientale, cambiamenti demografici e insediativi. Sui processi in atto in questi campi la pandemia ha agito come un acceleratore: “Le persone si spostano meno, il turismo è in crisi, l'e-commerce invece cresce in modo esponenziale”, spiega Mancini.

Accanto all'analisi, le proposte, formulate dal segretario generale Filt Stefano Malorgio. Per quanto riguarda il trasporto pubblico di persone, “lavorare sulla capienza non basta. Bisogna riprogettare tempi e spazi delle città, utilizzare la tecnologia per indirizzare la domanda, aumentare l'offerta tramite accordi con il trasporto turistico”. Ma anche assumere personale dedicato ai controlli e definire un sistema di sanzioni. La rete ferroviaria deve diventare “la maglia principale su cui innestare il trasporto su gomma nei nodi di scambio gomma-ferro”. Nel comparto portuale e aeroportuale è necessario che lo Stato intervenga, con investimenti pubblici per colmare l'assenza di player nazionali che contribuiscano a valorizzare le infrastrutture del territorio.

Su molti di questi punti si è detta d'accordo la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli, che ha anche proposto ai sindacati di avviare, già dalla prossima settimana, una fase di revisione del protocollo sulla sicurezza nei trasporti siglato lo scorso marzo. Occorreranno infatti maggiori tutele, soprattutto per quei lavoratori del trasporto merci. Sul comparto aereo la ministra riafferma la “scelta legislativa di obbligare tutti gli operatori che hanno anche base e non solo sede legale in Italia ad applicare il contratto collettivo nazionale” inteso come “uno strumento di rafforzamento delle competenze dei sistemi organizzativi del lavoro”. Nella stessa ottica, De Micheli sostiene la necessità di aprire un tavolo con le parti sociali per “riorganizzare il lavoro nei porti e garantire i lavoratori portuali a fronte delle nuove tecnologie”.

Un valore, quello della rappresentanza sindacale in sede di contrattazione, che ha sottolineato anche il segretario generale della Cgil Maurizio Landini nel suo intervento conclusivo. “Stiamo rivendicando nei confronti del governo l'apertura di tavoli di confronto con noi e con tutte le parti sociali”. Non per difendere interessi corporativistici, ma per proporre un'idea di Paese: con la sua posizione, “l'Italia potrebbe essere la culla logistica e turistica del Mediterraneo”. Ma è impossibile valorizzazione il territorio senza un sistema di connessione digitale e dei trasporti. E soprattutto è “impensabile che il mercato da solo sia in grado di affrontare un processo di questa natura”.

Per questo il segretario di Corso d'Italia afferma che il ruolo pubblico dello Stato in economia “non è finalizzato a sostituirsi alle imprese, ma a favorire un determinato sviluppo”. Sviluppo che però deve seguire “un modello diverso” da quello che ad oggi ha reso precario il lavoro e costretto imprese virtuose a chiudere. Ecco perché, avverte il segretario, nell'incontro con il governo “chiederemo la proroga del blocco dei licenziamenti e il rifinanziamento della cassa Covid. Tornare a licenziare dal primo gennaio del prossimo anno per noi non è accettabile. Non è così che si risolvono i problemi, quello di cui il Paese ha bisogno è creare lavoro”.