A sette anni dalla scadenza, la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale del comparto multiservizi è bloccata. E questo nonostante l’impegno delle parti, maturato nel periodo più critico della pandemia da Covid-19 e sancito con un Avviso comune, a voler chiudere il confronto quanto prima con la sigla dell’accordo di rinnovo, anche per dare valore al ruolo di imprese e lavoratori nell’emergenza pandemica.

Una dilazione dei tempi del confronto che ha portato i sindacati a proclamare lo stato di agitazione per gli oltre 600 mila addetti del settore. La protesta #ContrattoAdesso, organizzata con presìdi a livello territoriale e che vedrà una manifestazione nazionale a Roma il 21 ottobre, è stata decisa da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti al termine di un attivo unitario convocato in modalità videoconferenza e in presenza, con oltre 1.500 delegate e delegati del comparto dei servizi in collegamento da tutta Italia.

“Un ritardo, l’ennesima dilazione dei tempi del confronto, che– dice la segretaria nazionale Filcams Cgil Cinzia Bernardini – è da imputarsi esclusivamente alle controparti datoriali, incapaci di trovare al loro interno una sintesi di posizione finalizzata a presentare un piano accettabile di confronto coerente con gli impegni assunti”. La cronologia degli ultimi eventi confermerebbe questa impressione, condivisa anche da Fisascat Cisl e Uiltrasporti: a parole le associazioni datoriali vogliono il rinnovo, nella pratica ne impediscono la realizzazione con richieste non sostenibili.

“A giugno avevamo convenuto con le controparti che per arrivare in tempi brevi al rinnovo del contratto nazionale si dovesse ripartire da pochi temi sui quali c’era una condivisione – prosegue Bernardini – e a partire dalla questione della salute e sicurezza dei luoghi di lavoro apertasi con prepotenza a causa della pandemia”. Coerentemente con questi affidamenti, le organizzazioni sindacali a fine giugno hanno presentato una proposta con i due temi sui quali già nel 2019 c’era condivisione, aggiungendo la proposta per la parte economica.

Le controparti invece hanno presentato al tavolo (era il 15 giugno) una lunga lista di richieste nuove, che escono dallo schema che le parti si erano date. “Un atteggiamento inspiegabile – sottolinea ancora la segretaria nazionale – se non con la constatazione che, a oggi, le associazioni datoriali non sono in grado o non vogliono mettersi d’accordo e fare sintesi. E quindi prendono tempo”.

La sequenza degli eventi lo dimostra. A distanza di qualche mese questa evenienza viene confermata dal rinvio di ogni ulteriore incontro: a luglio salta una riunione, successivamente vengono presentate le medesime richieste, epurate da qualche piccola questione. “Per noi – insiste Bernardini – queste modifiche non sono sufficienti, il confronto cui venivamo per l’ennesima volta chiamati su una lista così corposa disattende ogni impegno a chiudere il rinnovo in tempi brevi”.

Si arriva al periodo di ferie (“impossibile ritrovarsi ad agosto” dicono le aziende) e si rinvia tutto a settembre. L’incontro del 9 salta il giorno prima, con comunicazione formale. Anche la data del 16 non viene rispettata e le associazioni datoriali propongono la data del 2 ottobre. Anche l’incontro del 2 ottobre viene fatto saltare. Sono passati quasi quattro mesi e non si vede ancora la fine del percorso. “Una situazione surreale, un atteggiamento che abbiamo stigmatizzato – dice ancora Bernardini – per il metodo usato, che si riverbera nel merito del confronto”.

Le iniziative a sostegno delle richieste dei sindacati sono iniziate il 7 ottobre scorso con l’attivo unitario delle delegate e dei delegati del settore. “Fino a oggi abbiamo tenuto un profilo volutamente basso – interviene e conclude la segretaria generale Filcams Cgil Maria Grazia Gabrielli – per non compromettere con azioni di protesta il dialogo che si presentava, pochi mesi fa, molto promettente. Allo stato attuale, però, non abbiamo alternative all’informare puntualmente lavoratrici e lavoratori, delegate e delegati, su cosa sta succedendo, coinvolgendoli nelle iniziative di mobilitazione territoriali e nella manifestazione nazionale del 21 ottobre a Roma”.