Alta adesione allo sciopero di 4 ore che, a partire da oggi (9 ottobre), è stato proclamato da Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil nelle aziende aderenti a Federalimentare che, su pressione di Confindustria, hanno deciso di non sottoscrivere l’accordo siglato il 31 luglio tra sindacati e Unionfood, Ancit e AssoBirra. Un messaggio chiaro al presidente di viale dell’Astronomia Bonomi: il contratto è uno ed è quello siglato a fine luglio. 

La protesta è stata articolata a livello locale e le tre sigle hanno fatto sapere che, se non ci saranno risultati, la mobilitazione proseguirà, con un altro sciopero, questa volta di otto ore, il 9 novembre, con  manifestazioni in 20 città. Intanto proprio alla vigilia dello sciopero è arrivata una buona notizia: l’adesione al contratto di un’altra associazione datoriale, Assica.

A Napoli, Caserta e Salerno, oltre allo sciopero, si sono svolti presìdi davanti alle sedi di Confindustria, con le delegazioni composte dai segretari di categoria che hanno incontrato i vertici locali degli industriali. “Abbiamo consegnato un documento – spiega Giovanna Basile, segretaria generale Flai Cgil Campania e Napoli - nel quale ribadiamo la centralità del rinnovo del contratto per il settore alimentare, che punta a dare dignità e tutele alle migliaia di lavoratori e lavoratrici che, durante la pandemia ed in pieno lockdown non si sono mai fermati. Il contratto deve essere unico e sottoscritto da tutte le associazioni di categoria, nessuna esclusa”. A Benevento, il presidio si è tenuto davanti allo stabilimento del pastificio Rummo.

Alta partecipazione a Parma, ad esempio, soprattutto tra le aziende della trasformazione del pomodoro, così come a Pesaro, dove i sindacati ribadiscono che lo sciopero è stato deciso per “sollecitare le imprese del settore che non hanno aderito al contratto collettivo nazionale siglato il 31 luglio”. Successo anche in Umbria, come comunica la Flai regionale attraverso twitter, con un presidio alla Landini Giuntini di Città di Castello (Pg), dove l'adesione è stata del 100 per cento. Anche Firenze si è fermata, con scioperi e presìdi alla Carapelli di Tavernelle-Sambuca e alla Ruffino di Pontassieve. Alla Coca Cola di Verona l'80 per cento degli addetti del turno pomeridiano si sono astenuti dal lavoro, mentre allo stabilimento della multinazionale a Marcianise arriviamo al 100 per cento.

Mobilitazioni anche a Reggio Emilia, dove il settore impiega 4.000 addetti. Nella provincia emiliana ci sono grandi aziende che hanno sottoscritto il nuovo contratto nazionale ma anche nomi importanti che non l’hanno ancora fatto: il gruppo Cremonini, Grissin Bon e Pregel. “Non chiediamo il rinnovo. Il contratto è stato già rinnovato – ha detto Ivano Gualerzi, Flai Cgil –. Se qualcuno sta pensando che ci possa essere un altro contratto, si sta sbagliando”. E non è un caso che lo slogan scelto per questa mobilitazione sia stato proprio #unsolocontratto.

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