La tavola rotonda sul trasporto pubblico locale e ferroviario, moderata dal redattore di Collettiva Davide Colella, si è aperta con le considerazioni di Michele Ottomanelli, docente di Tecnica ed economia dei trasporti del Politecnico di Bari che sta completando un’indagine sugli effetti della pandemia sulla mobilità degli studenti universitari. Così il professore: “Un grosso problema è rappresentato dall’incremento della congestione delle strade per il traffico dovuto al ricorso, in netta crescita, alla propria auto, con un maggiore utilizzo al Nord rispetto al Sud”. Una tendenza che potrebbe diventare strutturale, in quanto secondo le stime della ricerca si potrebbe registrare “una riduzione del 4% dell’utilizzo del mezzo pubblico anche una volta debellato il virus”.

“E’ rappresentativo - ha spiegato Ottomanelli - che gli utenti più fragili e svantaggiati continuino ad utilizzare i mezzi pubblici. Per questo la pandemia può essere un’occasione per il trasporto pubblico per migliorare l’offerta, fermare l’emorragia di presenze rispetto al mezzo privato e basare la distribuzione delle risorse anche su criteri di equità, considerando le difficoltà socio economiche degli utenti”.

Anche la segretaria nazionale della Filt Cgil Maria Teresa De Benedictis, nel suo intervento, ha evidenziato come “la caduta della domanda del trasporto delle persone sia stata travolgente, con una risposta dal governo a sostegno del trasporto pubblico locale e il trasporto a lunga percorrenza. Risposta molto impegnativa e robusta - a suo avviso -, ma non sufficiente a superare la fase di crisi economica del settore che durerà per almeno tutto il 2021. Al trasporto pubblico dovrà essere destinata una parte delle risorse europee del piano di eilancio, consapevoli che la ricerca di soluzioni deve essere accompagnata alla salvaguardia e allo sviluppo del lavoro nel settore”.

Da un punto di vista degli interventi di sistema necessari, secondo Maria Teresa De Benedictis “va rivisto l’impianto normativo per eliminare l’eccessiva frammentazione nel settore, creare player industriali capaci di competere sul mercato europeo. Poi occorre riequilibrare il rapporto tra trasporto urbano e trasporto extraurbano, alla luce dei mutamenti nelle abitudini di mobilità delle persone e della differenziazione degli orari delle città causate dalla crisi sanitaria. Serve una strategia comune che acceleri gli investimenti, la transizione energetica che guardi al lavoro come perno del rilancio dell’economia sostenibile. Strategia che assegni missioni orientate all’impatto sociale e ambientale alle imprese pubbliche, come il gruppo Ferrovie dello Stato che deve tornare a fare politiche di settore”.

Per quanto riguarda le infrastrutture, serve “un sistema efficiente ed adeguato alle esigenze di mobilità di persone e merci: questo costituisce un fattore di sviluppo delle realtà economiche esistenti, ma anche un formidabile attrattore di investimenti. Più che delle grandi opere il Paese ha bisogno di un grande progetto di reinfrastrutturazione territoriale, capace di intrecciare i temi della mobilità con le progettualità ambientali e di welfare, scardinando le logiche settoriali”.

Un passaggio quindi sulla situazione del rinnovo dei contratti: “Il rilancio del settore passa attraverso la ripresa della trattativa sul contratto nazionale, area trasporto pubblico locale e area attività ferroviarie, scaduti da ormai due anni e mezzo. I rinnovi devono diventare strumento di tutela del lavoro che tenga insieme le diverse figure protagoniste della mobilità nei prossimi anni, con nuove forme di micro mobilità e innovazioni tecnologiche nel settore”.

Sugli effetti della pandemia concorda Arrigo Giana, Direttore generale Atm, l’azienda dei trasporti di Milano e Presidente di Agens. “La diminuzione passeggeri è un dato consolidato, il calo dei passeggeri rimarrà anche a Covid debellato - ha spiegato -. Sono temi con cui dobbiamo fare i conti. E ora ci aspetta una rivoluzione copernicana, non bastano solo risorse, i fondi sono la metà delle perdite maturate nel 2020 e il 2021 non sarà un anno migliore con perdite stimate intorno al 35%, ma serve soprattutto pensare un nuovo concetto di servizio più razionale e c’è il bisogno di recuperare la fiducia dei passeggeri”.

Sulla situazione attuale e sulle prospettive è intervenuto il direttore generale di Anav (Associazione nazionale autotrasporto viaggiatori) Tullio Tulli, spiegando che “il quadro attuale è veramente sconfortante. Il trasporto commerciale con autobus registra nel 2020 un calo di fatturato superiore al 70%. Il governo è intervenuto e ha fatto dei provvedimenti. Noi abbiamo suggerito alcune soluzioni, in parte sono state accolte, però rimane un dato impressionante, anche perché c'è una prospettiva per il prossimo anno che è altrettanto negativa Si ipotizza un calo del fatturato del 50% rispetto al 2019, siamo molto preoccupati rispetto alle ricadute sulle imprese che potranno chiudere e cessare la loro attività con un impatto occupazionale e quello che ne consegue. Dal nostro punto di vista - dunque - avremmo occasioni per fare il punto della situazione, per spronare il governo ad essere ancora più efficace e per discutere col sindacato di come poter lavorare per superare questa transizione e - questa la parte più difficile - provare a mettere in campo delle proposte di prospettiva”.

Con Giana c’è stata una condivisione sulla necessità di “una razionalizzazione settore dal punto di vista industriale, perché “il settore è molto frammentato e va favorito processo di aggregazione aziende”. Sul fronte lavoro la condivisione è minore, in quanto Giana sostiene che “i lavoratori dovranno accettare condizioni più flessibili, incrementare prestazioni a parità di risorse ed in generale sarà necessario rivedere contratti nazionali. In una logica di recupero di efficienza - ha precisato - si generano più risorse e ne potranno beneficiare utenti e lavoratori”.

Su questo ha replicato De Benedictis “non è la produttività del lavoro il tema. La produttività deve essere legata allo stato dei mezzi e all’aumento delle corsie preferenziali nelle città per aumentare anche la frequenza e i tempi dei bus”.

Sul quadro generale è intervenuto ancora Tulli (Anav) spiegando: “Fino a quando non si affronterà anche il tema non solo dell'incentivazione del trasporto pubblico locale, ma di come regolare la vita nelle città e nelle zone limitrofe non saremo mai in grado di migliorare davvero l'offerta e la qualità del servizio, con ricaduta positiva sull' impatto ambientale”.

Le conclusioni sono state affidate alla segretaria De Benedictis. Così la sindacalista: "La discussione ha ribadito la necessità di un intervento da parte dello Stato, che deve dirigere e orientare le scelte sul riassetto del Tpl. Giana la chiamava rivoluzione copernicana del settore, una definizione che dà bene l'idea di quello che c'è da mettere in campo. Oggi c’è la necessità di ulteriori risorse per affrontare la crisi e provare a riorganizzarsi, soprattutto in un'ottica di sviluppo del lavoro. Ho apprezzato la convergenza sulla necessità di un riequilibrio gomma-ferro, quindi la necessità di una maggiore sinergia all'interno del settore, che possa in qualche modo eliminare le inefficienze. Infine c’è la necessità di rimettere al centro di questa discussione il lavoro anche attraverso il rinnovo del contratto collettivo nazionale. È un'esigenza che dobbiamo affrontare”.

La prima tavola rotonda:
Tra occupazione e contratto
La necessità di sostenere i porti