Rilanciare la lotta: questa la linea di lavoratrici e lavoratori della Sirti. A seguito dello sciopero unitario di mercoledì 1° ottobre e della manifestazione sotto l'Ispettorato del lavoro di Napoli, il colosso delle telecomunicazioni ha incontrato in serata Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil. “Abbiamo ricevuto primi segnali di apertura, ma confermiamo lo sciopero di otto ore per venerdì 9 ottobre”, dichiara la coordinatrice Sirti per la Fiom Cgil nazionale Rosita Galdiero: “Non è la prima volta che la dirigenza avanza promesse senza poi mantenerle, dobbiamo valutare se faranno davvero quello che hanno detto”.

Dopo aver fatto un uso indiscriminato della cassa integrazione, attualmente al vaglio delle autorità, la Sirti si è mostrata disponibile a tornare sui propri passi. Verrà applicata la rotazione e già da lunedì 5 ottobre saranno rimodulate le percentuali, il tutto con il coinvolgimento delle Rsu presenti nei cantieri dei diversi territori, con cui l'azienda assicura di voler mantenere il confronto, anche per redigere un verbale di esame congiunto sui temi più scottanti.

Uno tra tutti, la disdetta unilaterale del contratto integrativo: un colpo sferrato dalla parte padronale all'unico aspetto economico migliorativo di cui godono i lavoratori, cioè un'indennità per il pasto pari a 13,50 euro (invece degli 8 euro del ccnl). Fino a ieri, la dirigenza si era mostrata irremovibile. Ma a seguito delle ultime mobilitazioni ha programmato un tavolo di discussione con i sindacati per mercoledì 14 ottobre.

“In quell'occasione affronteremo anche il tema del nuovo piano sociale”, afferma Galdiero, che dovrà rispettare alcune condizioni precise. “Non ci dovranno essere picchi del contratto di solidarietà al 50%”, ossia a una quota pari a quella del periodo pre-crisi, né “si potrà più glissare sul tema dei subappalti”. Uno strumento cui la Sirti fa ricorso da 30 anni, ma “di cui nell'ultimo periodo ha fatto un utilizzo spropositato”.

Un altro capitolo spinosissimo, quello di appalti e subappalti. “Molti operai dei cantieri si arrampicano sui tralicci con le infradito ai piedi”, denuncia Galdiero: “Se il governo non introduce normative ad hoc per contrastare le gare al ribasso, a farne le spese saranno sempre i salari e la sicurezza di chi lavora”. Per la rappresentante Fiom la soluzione è una sola: “Bisogna ricondurre la manodopera degli appalti nell'alveo del contratto nazionale dei metalmeccanici”. Tutti devono avere le stesse tutele e gli stessi diritti, altrimenti ci saranno sempre lavoratori più esposti allo sfruttamento e aziende che si sentiranno legittimate a sfruttarli di più.

Ma le responsabilità del governo non finiscono qui. L'attuale situazione della Sirti s'inscrive in un mosaico ben più ampio che coinvolge le telecomunicazioni nel loro complesso. Barbara Tibaldi, segretaria nazionale Fiom, chiede da mesi “un diretto intervento dell’esecutivo attraverso l’apertura di un negoziato per discutere della crisi del settore”. A oggi, però, non è ancora pervenuto alcun riscontro.