Prima l’Istat oggi l’Inps, i maggiori istituti di statistica non fanno che rimandare una fotografia del mondo del lavoro attaccato dal Coronavirus. E per fortuna sono ancora in vigore il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione straordinaria. Cosa succederà quando questi strumenti finiranno?
“Gli effetti prevedibili della pandemia sul mercato del lavoro sono rappresentati in tutta la loro drammaticità dai dati pubblicati dall'Osservatorio Inps sul precariato. Occorre agire in fretta affinché il Paese sia pronto, al termine delle misure di protezione per il lavoro, ad una ripresa efficace e duratura”. Lo afferma la segretaria nazionale della Cgil, Tania Scacchetti.

Per la dirigente sindacale, il confronto tra il primo semestre 2019 e quello 2020 evidenzia un dato importante “sono stati attivati -1.669.443 posti di lavoro, e il 68,8% dei nuovi contratti - sottolinea preoccupata - è lavoro povero, a tempo determinato, stagionale, intermittente. Nel solo mese di giugno questo dato ha raggiunto il 70,5%”. “La contrazione complessiva delle assunzioni attivate dai datori di lavoro - prosegue la segretaria confederale - si mostra a maggio più contenuta, questo grazie al blocco dei licenziamenti, una rivendicazione ottenuta dal costante impegno della Cgil in questi mesi. Una rilevazione - aggiunge - che indica quanto sia urgente agire mettendo in campo investimenti pubblici e privati, capaci di farci uscire dalla secca del lavoro povero”.

“Le risorse messe a disposizione dall’Europa dovranno essere impiegate per sostenere il lavoro stabile e di qualità, sia nei settori pubblici, come sanità e istruzione, sia in quelli privati con progetti per l’innovazione, la ricerca e nuovi modelli produttivi”, conclude Scacchetti.