La giustizia per loro sarebbero un contratto dignitoso. Il paradosso è che loro sono i lavoratori e le lavoratrici impiegati negli appalti del ministero di via Arenula. Sono circa 1.500 addetti impiegati in tutt'Italia con diversi contratti nazionali, alcuni dei quali spesso pirata e senza tutele. Si occupano di un servizio essenziale: la documentazione degli atti processuali.

La loro vicenda inizia il 26 giugno di tre anni fa quando, in occasione del cambio di appalto, Filcams, Fisascat e Uiltrasporti, con il supporto dei rappresentanti sindacali hanno avviato una dura e lunga trattativa, che ha portato al riconoscimento del Contratto nazionale “per il personale dipendente da imprese esercenti servizi di pulizia e servizi integrati/multiservizi”, quale contratto di riferimento per tutti, e alla sottoscrizione di un accordo integrativo interaziendale, che ha normato gli aspetti fondamentali, a partire dai livelli di inquadramento e dall’organizzazione del lavoro di questa particolare tipologia professionale. Ottenuto l'accordo, però, la richiesta al Ministero della Giustizia e a quello del Lavoro di attenersi a quel complesso contrattuale e normativo non ha ricevuto risposta. Silenzio nel 2018. E silenzio anche adesso visto che i sindacati hanno scritto nuovamente ai ministri Alfonso Bonafede e Nunzia Catalfo senza alcun esito. 

Lo scorso 17 aprile 2020, intanto, è stato pubblicato il nuovo bando di gara che prevede, all’articolo 23 del disciplinare, la clausola sociale e l’indicazione del Ccnl multiservizi quale contratto di riferimento, proprio come richiesto dalle organizzazioni sindacali. Peccato, però, che resti totalmente ignorato l'accordo integrativo, fondamentale per il corretto inquadramento del personale e per la definizione dell'organizzazione del lavoro nel rispetto dei diritti e delle tutele di chi lavora. 

Imprescindibili questi lavoratori eppure ancora una volta delusi, denunciano di essere considerati di serie B perché non assunti direttamente dal Ministero e contestano silenzio e sordità da parte delle istituzioni. Così sono entrati in stato di agitazione e hanno già annunciato una protesta per lunedì 7 settembre in largo Arenula per "chiedere al Ministro della Giustizia ed alla Ministra del Lavoro di aiutarci ad evitare la realizzazione di un capolavoro dell’ingiustizia, proprio nei luoghi deputati alla sua amministrazione".