“La mancanza di un piano strategico per l’industria dell’automotive, l’assenza di un confronto tra imprese, sindacati e governo sulla transizione tecnologica, insieme alla riorganizzazione e ristrutturazione del settore in Europa, stanno mettendo a rischio il principale asset dell’industria metalmeccanica, i cui effetti sarebbero drammatici non solo per le aziende e i lavoratori della componentistica ma anche per tutte le maestranze che producono dalla siderurgia all’informatica”. Lo dichiara, in una nota, Michele De Palma, segretario nazionale Fiom Cgil e responsabile automotive per il sindacato. 

Mentre Francia e Germania “investono e vincolano le imprese a piani che tutelano l’occupazione”, per il sindacato, in Italia “il confronto non è nemmeno partito”. Per questo, è “necessario bloccare i licenziamenti e adeguare gli ammortizzatori sociali, investire nella formazione e nell’innovazione di prodotto necessari alla salvaguardia e all’implementazione dell’occupazione”.

L’Italia , quindi è a un bivio: “una strada è l’eutanasia, l’altra è una nuova vita per settore anche attraverso i fondi del Recovery Fund. Ci mobiliteremo perchè l’automotive è per l’Italia lo strumento per realizzare nuova occupazione giovanile e dare sostenibilità ecologica alla mobilità delle persone”.