L’allarme lo lancia la Cgil Lombardia, ma il dramma sta tutto nei numeri diffusi dall’Inail. Secondo l’istituto, infatti, nella regione maggiormente colpita dall’emergenza sanitaria, le denunce di infortunio sul lavoro nel settore della sanità ed assistenza sociale sono aumentate dalle 1.816 nei primi sei mesi del 2019 alle 9.163 nello stesso periodo del 2020, con un aumento pari al 404%. 

La Lombardia conferma poi l’aumento degli infortuni mortali registrati su scala nazionale. Nei primi 6 mesi del 2020 si passa da 72 denunce nel 2019 a 145 dello stesso periodo del 2020, pari a un aumento del 101,4%. Il Covid, insomma, visto anche il blocco di molte altre attività produttive, ha letteralmente falcidiato il settore sanitario. Le denunce di infortunio sul lavoro da Coronavirus, infatti, sono 49.986 in Italia, (il 20,5% delle denunce di infortunio pervenute da inizio anno), concentrate soprattutto nel mese di marzo (53,0%) e di aprile (36,2%). Di queste ben 18.032 si registrano nella sola Lombardia, pari al 36,1%. Quelle con esito mortale sono 252 in Italia (circa quattro casi su dieci decessi denunciati), di questi il 38,1% a marzo, il 56,3% ad aprile e il 4,8% a maggio e 113 nella in Lombardia oltre il 44%.

Se si analizza il dettaglio aggiornato al 30 giugno delle denunce per Covid-19 si nota un accanimento particolare sulle donne. La maggior incidenza è infatti pari al 72,6%, e le professionalità più colpite  sono quelle a occupazione femminile prevalente. Tra i tecnici della salute, infatti,  l'81% sono infermieri, tra le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali il 99% sono operatori socio-sanitari. Tra il personale non qualificato nei servizi di istruzione e sanitari, infine, il 53,3% sono ausiliari ospedalieri mentre il 38,5% sono ausiliari sanitari portantini. I decessi, poi, riguardano principalmente medici, infermieri e operatori socio sanitari. 

 “Dai dati  - commenta la Cgil lombarda - emerge un dato infortunistico drammatico, soprattutto quelli con esito mortale, che colpiscono in particolare alcuni settori e le donne. Sulle cause, sebbene la pandemia sia stata tanto inaspettata quanto aggressiva, si ripropone il tema della prevenzione sanitaria e più in generale della tutela delle condizioni di salute di lavoratrici e lavoratori. La prevenzione del rischio è un processo complesso che richiede il coinvolgimento di tutti i soggetti coinvolti, a partire dai lavoratori e dai loro rappresentanti e si estende a tutte le fasi dell’organizzazione del lavoro che è essa stessa fattore di rischio”.

“Si conferma quindi – conclude il sindacato - quanto risulti determinante un serio lavoro di applicazione e costante verifica dei protocolli di prevenzione Covid-19 e quanto il lavoro dei comitati debba essere utili per contenere il diffondersi della pandemia e seri rischi per la salute dei lavoratori”.