Tutto rinviato a settembre. La ministra del Lavoro Nunzia Catalfo ha tenuto fede all’impegno e ha convocato sindacati e imprese per discutere dei diritti dei rider. Ma dal tavolo di questo pomeriggio non sono emerse novità significative di merito , se non una volontà comune di allargare le tutele di questi lavoratori. "Incontro prevedibilmente interlocutorio” lo hanno definito Cgil, Cisl e Uil che hanno colto l’occasione per rilanciare le loro rivendicazioni: retribuzione oraria, orario minimo garantito, diritti sindacali, ferie, tutela della malattia. Garanzie non più differibili tanto più che i rider non si sono mai fermati. Neanche quando tutto intorno a loro era bloccato dal lockdown. Anzi i ciclofattorini sono stati essenziali con le loro consegne di cibo e beni di prima necessità. Si sono, persino, fatti carico della propria sicurezza (e di quella dei clienti delle app), spesso procurandosi da soli mascherine, guanti e disinfettanti. Alcuni hanno protestato, altri per quelle proteste sono stati costretti a ricorrere a un tribunale. In ogni caso, tutti sono stati l’emblema del lavoro usato e sfruttato, delle norme spesso aggirate e dei diritti misconosciuti.

“Positivo che la discussione sia cominciata e anche che, al momento, Assodelivery, che rappresenta le più grandi aziende del settore, si sia resa disponibile al confronto ma è certo che i rider attendono proposte coerenti. – commenta Tania Scacchetti, segretaria nazionale del sindacato di Corso d’Italia - Vanno rispettate le norme che sono state introdotte e pure le numerose sentenze dei tribunali che si sono susseguite nel corso di questi mesi. Il principio di fondo - che proprio in queste settimane abbiamo voluto ribadire attraverso la campagna #NoEasyRider2 - deve restare uno e uno soltanto: che salario, tutele e sicurezza non possono essere sacrificati in nome del profitto”.

Un concetto ribadito nelle scorse settimane anche da Maurizio Landini che ha voluto confrontarsi con i lavoratori e le lavoratrici del settore: “siamo un sindacato confederale perché vogliamo mettere insieme e tutelare tutte le forme di lavoro. Noi non rinunciamo all’idea che la battaglia per i diritti nel nostro Paese sia attraverso i contratti e attraverso un nuovo ordinamento legislativo, un nuovo Statuto che sancisca che qualsiasi persona che lavora con qualsiasi rapporto di lavoro debba godere delle stesse tutele”.