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Lavoro pubblico

Un accordo nazionale sullo smart working

Emanuele Di Nicola e Ivana Marrone
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Il segretario generale della Fp, Serena Sorrentino: "Ora bisogna regolarlo e creare un vero lavoro agile, anche per il benessere delle persone. In legge di bilancio servono più risorse per i rinnovi pubblici"

Nell'Italia del Covid si è fatto largo uso dello smart working, che il sindacato della funzione pubblica preferisce definire "remote working". La nuova modalità di impiego infatti non è stata smart, ma si è trattato piuttosto di un generico "lavoro da remoto". Ora si tratta di regolarlo seriamente. Ne abbiamo parlato con il segretario generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino. "Durante la pandemia tante lavoratrici e lavoratori hanno continuato a lavorare per garantire i servizi essenziali ai cittadini - esordisce -. Nel settore pubblico, al netto della legge 81 e dei decreti del governo, adesso è più che mai necessario disciplinare le parti normative e soprattutto alcuni diritti contrattuali: per primo il diritto alla disconnessione. Molti addetti hanno operato con fasce orarie autogestite, oppure attraverso accordi di implementazione dell'orario per garantire ogni servizio. È il momento di definire le regole sui tempi, le pause, lo stato psico-fisico del lavoratore".

C'è poi un aspetto di carattere economico e normativo: "Bisogna affrontare la questione dei buoni pasto e del salario accessorio. In generale dobbiamo inaugurare un vero lavoro agile: una prestazione che non sia legata all'ambiente di lavoro ma consenta maggiore flessibilità, che non sia solo una misura di conciliazione ma anche uno strumento di benessere organizzativo". Per fare questo la Fp chiede un accordo quadro nazionale: "Pensiamo sia indispensabile per adattare la struttura contrattuale alle esigenze dello smart working", dice il segretario.

A settembre c'è l'appuntamento con la legge di bilancio. Una tappa fondamentale per i lavoratori pubblici: qui verranno indicate le risorse disponibili per i rinnovi contrattuali del triennio 2019-2021. Così Sorrentino: "Visto il contributo dei lavoratrici e lavoratori pubblici nella fase emergenziale, e con la ripresa delle attività prevista nella Fase 3, abbiamo bisogno di strumenti adeguati di valorizzazione economica e professionale. Che deve avvenire con il rinnovo del contratto nazionale: per questo guardiamo con preoccupazione alla legge di bilancio, che finora nel dibattito non prevede l'aumento delle risorse per i rinnovi pubblici". L'ultima ex Finanziaria prevedeva per il 2019-21 un aumento di 87 euro medi: "La cifra è assolutamente insufficiente".

Sempre in sede contrattuale, occorre riformare il sistema di classificazione e l'ordinamento professionale, con l'obiettivo di sbloccare le dinamiche di carriera, dare il corretto inquadramento al personale e garantire l'efficienza delle amministrazioni. L'organizzazione del lavoro deve tornare materia di contrattazione. Serena Sorrentino conclude: "Aspettiamo la legge di bilancio con attenzione al percorso riservato ai contratti pubblici. Dalle risorse misureremo se dobbiamo andare incontro a una fase di mobilitazione, in assenza di risposte, o se il governo aprirà una trattativa sui rinnovi e sul piano straordinario per l'occupazione nei settori pubblici, che resta una nostra priorità".