60mila lavoratori con il contratto scaduto da sette mesi. Sono operai agricoli e florovivaisti che operano in Lombardia, dove in nessuna provincia è stato sottoscritto il rinnovo, mentre in alcune non sono state neppure avviate le trattative. La denuncia arriva da Flai Cgil, Fai Cisl, Uila Uil, secondo i quali le controparti e cioè Coltivatori diretti, Confagricoltura e Cia, ad oggi non hanno dimostrato nessuna seria intenzione di confrontarsi con i sindacati.  Per come è congegnato il meccanismo nel settore agricolo, per coprire almeno la perdita del potere d’acquisto dei salari è necessario che venga rinnovato il contratto provinciale, che svolge la funzione economica del secondo biennio di valenza di quello nazionale. Un riconoscimento d’obbligo, specie per tutti quei lavoratori che in questi mesi non hanno mai fatto mancare il loro contributo, continuando a operare anche in situazioni di rischio per la propria salute.

“Alcuni settori hanno subito più di altri la crisi provocata dalla pandemia – sostengono i sindacati in una nota – mentre il governo con il decreto Rilancio e la Regione sono intervenuti a sostegno di questi comparti. Per questo chiediamo la ripresa delle trattative, per non fare pagare ancora ai lavoratori crisi non sempre vere. Non si tratta solo di un discorso economico, ma di un rinnovo che spazia dalla classificazione alla rivisitazione del welfare, dalla costituzione degli enti bilaterali dove alla lotta contro il lavoro nero e il caporalato”.