"Le dichiarazioni di Francois Tomei, direttore nazionale di Assocarni, sulla colpa dei lavoratori stranieri per i focolai scoppiati recentemente in alcune aziende della lavorazione carni, sono assolutamente condannabili". Lo afferma la Cgil di Modena che ha diffuso un comunicato sul caso dei focolai di coronavirus. "E’ stupefacente, innanzitutto - dice la Cgil Modena - che la sua principale preoccupazione sia il risvolto mediatico del contagio. Anche il paragone con i macelli stranieri (tedeschi e americani) non è accettabile, perché se l’incidenza del contagio è 10 volte più alta, anche le aziende delle carni sono molto più grandi di quelle italiane e con un numero di addetti decisamente più alto".
Attribuire alle condizioni di vita dei lavoratori, spesso migranti con bassi salari, la causa del contagio è un’ammissione di colpa rispetto alle condizioni sociali ed economiche a cui le aziende delle carni costringono i lavoratori degli appalti. Il fatto che rischino di vivere in abitazioni fatiscenti, ammassati nello stesso appartamento o viaggino in tanti nella stessa automobile, è la diretta conseguenza dei bassi salari e delle condizioni di estrema precarietà di vita e di lavoro che questi lavoratori sono costretti a subire, spiega il sindacato. Lo stesso problema delle condizioni di vita dei lavoratori migranti, è presente non solo nel settore della lavorazione carni, ma anche in tutti gli altri settori dove sono presenti gli appalti che tendono a comprimere diritti e salari dei lavoratori. La pandemia da coronavirus ha dimostrato ancora una volta che le conseguenze più pesanti le stanno pagando i lavoratori più fragili del sistema economico del Paese. Per questi motivi, la Cgil di Modena chiede di aprire un tavolo di confronto con il sistema di rappresentanza economico ed istituzionale locale per affrontare, l’ormai annoso tema appalti-sfruttamento che vede Modena, con il suo distretto delle carni e della logistica, pagare un prezzo alto da parte dei lavoratori.