Fabrizio Cuscito, responsabile del trasporto aereo della Filt Cgil, è soddisfatto della partecipazione alla manifestazione di oggi davanti al Terminal 3 dell'aeroporto di Fiumicino: "L'iniziativa ha visto fianco a fianco tutti i lavoratori dello scalo, compresi gli addetti dell'handling, del catering, delle compagnie aeree straniere e delle gestioni aeroportuali. Settori che più di altri patiscono la crisi innescata dal covid e che ha visto mesi di azzeramento del traffico". Il governo ha fornito molte risposte al comparto ma, oggi, insieme a tutti gli addetti del settore, il sindacato è tornato a denunciare la carenza di interventi soprattutto da parte del Ministero del lavoro. "Gli ammortizzatori sociali – spiega Cuscito – avrebbero potuto fornire maggiori tutele ai lavoratori più poveri, agli stagionali, a quelli in condizioni sociali particolarmente complesse e in forze ad aziende e cooperative di dimensioni ridotte che nei prossimi mesi rischiano più di altre la chiusura. Per i precari c'è un doppio problema: la mancanza di retribuzione o di trattamenti previdenziali integrativi e il fatto che non ci sia prospettiva nell'immediato di rientrare al lavoro".

La situazione resta complicata, a dirlo sono i numeri. Durante lo scorso aprile il volume globale è diminuito del 94,4% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. Una cifra che esprime tutto il drammatico impatto della pandemia sul traffico aereo mondiale. Per Fabrizio Cuscito però si inizia a intravedere un lume di speranza: "In questi primi giorni di luglio, i dati delle prenotazioni sono addirittura superiori alle aspettative. È chiaro come la situazione resti difficile e che nelle prossime settimane potremmo trovarci in condizioni in cui la domanda superi l'offerta di voli. Questo accadrà perché le compagnie che hanno subito i danni più ingenti andranno con i piedi di piombo rispetto alle riaperture, perché attivare una rotta comporta notevoli investimenti senza la certezza di ottenere un utile. Senza contare che in autunno potremmo scontare un nuovo lockdown. Le imprese si muovono con estrema cautela e questo fa sì che la ripresa sia più lenta.

Nelle iniziative di oggi a Roma e Catania i lavoratori hanno manifestato la loro vicinanza ai 1450 addetti di Air Italy, sull’orlo del baratro insieme a quella che fino a pochi mesi fa era la seconda aviolinea italiana. Gli addetti non sono ancora stati tecnicamente licenziati a causa del divieto imposto da Palazzo Chigi ma la compagnia ha già portato i libri in tribunale per liquidare tutti gli asset, quindi non volerà più. Cuscito esprime tutta la sua preoccupazione per le famiglie coinvolte da questa improvvisa débâcle: “Noi stiamo cercando di ottenere dall’esecutivo gli ammortizzatori sociali che per questi lavoratori non sono stati ancora erogati. Vorremmo capire se esiste una prospettiva industriale per gli asset della compagnia e per le grandi professionalità che non possono essere sprecate. C’è il rischio di un ulteriore impoverimento del territorio - la compagnia insiste soprattutto sugli scali di Malpensa e Olbia - e conosciamo tutti le grandi difficoltà che la Sardegna è già costretta ad affrontare".