Usati per 24 mesi e poi messi inspiegabilmente alla porta. Sembrerebbe questo il triste epilogo per 200 lavoratori somministrati assunti a tempo indeterminato dall’agenzia per il lavoro Adecco, in missione, come si dice in gergo, in Poste. Autisti specializzati dislocati in tutta Italia, che trasportano la posta dai centri di smistamento verso i luoghi di destinazione, persone di 45-50 anni con figli, mutuo e progetti legati a doppio filo alla certezza di avere uno stipendio, e che invece potrebbero ritrovarsi dall’oggi al domani a casa. “Il sogno di una vita che purtroppo sta per trasformarsi in un incubo” racconta a Collettiva nella testimonianza video Davide Tarsia, rappresentante sindacale aziendale di Nidil Cgil.

È già successo a 17 dipendenti con contratti in scadenza che dopo due anni, nonostante l’impegno dimostrato anche durante il periodo di emergenza sanitaria, l’azienda non vuole confermare. “La cosa assurda di questa vicenda è che per coprire il servizio sul territorio, Poste prenderà altri lavoratori, sempre in somministrazione, sempre da Adecco, attivando un inaccettabile turnover” spiega Giuseppe Cillis di Nidil Cgil. Un meccanismo senza fine di ricambio che usa i lavoratori e poi li getta dopo 24 mesi, una scelta che deriva da un’interpretazione fantasiosa delle norme, che considera il limite dell’anzianità di due anni, previsto per i lavoratori temporanei ma che non si applica in questo caso.

I sindacati di categoria che rappresentano i precari, Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp, hanno proclamato lo stato di agitazione. Dopo il sit-in di protesta sotto la sede di Poste a Roma, adesso è scattato il blocco degli straordinari per tutti e 425 lavoratori somministrati dipendenti di Adecco, nel tentativo di smuovere le acque. Le richieste sono semplici e precise: il rientro in missione dei 17 lavoratori interrotti e la garanzia di continuità occupazionale per gli altri prossimi alla scadenza.