Per i lavoratori italiani non è pensabile un contratto nazionale "leggero", per poi spostare tutto sulla contrattazione decentrata. Così la Cgil risponde a Confindustria. Lo fa attraverso la segretaria confederale, Ivana Galli, interpellata sul Sole 24 Ore. La sindacalista torna sulla questione contrattuale, che in questi giorni è oggetto di contesa con l'associazione degli industriali.

"La premessa di ogni ragionamento - spiega Galli - è che i contratti vanno rinnovati, troppi negoziati sono ancora fermi da anni. Al presidente Bonomi dico che non è pensabile un contratto nazionale leggero, che agisca solo da cornice, per spostare tutto sulla contrattazione decentrata che in Italia riguarda solo il 25-3o% delle imprese".

Al contrario è necessario puntare con decisione sul lavoro. "Condivido l'idea che occorra investire sul lavoro, spingere sulla produttività, sulla formazione. Ma non è pensabile rinnovare contratti ad aumenti salariali vicini allo zero, possiamo piuttosto ragionare sul regime orario, trovare percorsi per incrementare la produttività. Ma senza mettere in discussione l'incremento economico del contratto nazionale come riconoscimento del lavoro di uomini e donne, che anche durante l'epidemia hanno fatto prevalere il senso di responsabilità, nonché per favorire la ripartenza della domanda interna".