“Il covid ha messo a dura prova la tenuta del comparto della distribuzione delle merci, ma è indubbio che durante il lockdown i nostri lavoratori abbiano giocato un ruolo fondamentale ”. Michele De Rose, responsabile del settore merci, logistica e spedizioni della Filt Cgil, rivive i mesi di marzo e aprile e si sofferma sull'abnegazione di corrieri e magazzinieri nello svolgere fino in fondo il proprio compito – fino alle case di ognuno di noi – e sull'impegno profuso dal sindacato per promuovere la sicurezza.

"Un trascorso che accresce la nostra consapevolezza in vista della ripresa delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale del settore merci e logistica, scaduto il 31 dicembre scorso – sottolinea De Rose – . La discussione era stata avviata in gennaio ma la pandemia ha congelato tutto". Il tema è molto sentito dai lavoratori che negli ultimi anni hanno fatto registrare un deciso aumento delle iscrizioni al sindacato. In quelle aziende si sono ottenuti risultati importanti sotto il profilo del salario e delle tutele. Almeno quanto il rinnovato l’impegno di delegati e iscritti per promuovere migliori condizioni professionali anche tra i colleghi delle cooperative dove continua a vigere la legge della giungla. È necessario estendere questi diritti perché ci sono ancora troppe aziende che puntano la propria concorrenza sulle spalle dei lavoratori.

“Puntiamo a un sistema in cui magazzinieri e driver siano partecipi delle scelte delle multinazionali: la digitalizzazione dei processi va governata insieme". Per Michele De Rose non possono essere tagliati fuori dalle decisioni che riguardano il loro quotidiano. "Questo è un lavoro ad alta intensità: per questo chiediamo una riduzione dell'orario che qualifichi il processo e faccia crescere l’occupazione. È necessario rafforzare i diritti sindacali e contrastare i fenomeni di caporalato di cui sono spesso vittime i lavoratori stranieri, attraverso l’introduzione della figura del mediatore culturale.

Per De Rose, il rinnovo del contratto deve dare dignità al settore. Una dignità che passa anche attraverso l’internalizzazione della forza lavoro. Nella maggior parte dei paesi europei, i lavoratori che indossano la divisa di una multinazionale ne sono anche dipendenti e rappresentano la reputazione di quei marchi. È tempo di un cambio di passo anche in Italia.