In piazza per difendere un uomo, ma soprattutto un’idea di futuro. Dietro fischietti, striscioni e fumogeni, in migliaia hanno ribadito il desiderio che Trieste possa riprendersi il ruolo di scalo intermodale internazionale più a Nord del Mediterraneo e farlo grazie all'uomo simbolo della rinascita di questi ultimi anni. Alle 12, puntuali, un fiume di lavoratori e cittadini si sono riversati nel centro cittadino - con cori da stadio e assordanti sound machine - per chiedere il ritorno alla presidenza del porto di Zeno D'Agostino. Un'incredibile manifestazione di affetto che in migliaia hanno voluto tributare al manager scaligero dopo la delibera dell'autorità anticorruzione della scorsa settimana che lo ha fatto decadere dalla carica. Di fronte al mare, fianco a fianco, portuali e scrittori, sindacalisti, politici e intellettuali, uomini e donne di ogni età convinti che Trieste debba proseguire sulla strada segnata da D'Agostino, una via che fin qui ha significato sviluppo e futuro.

 

“Trieste non ha un porto. Trieste è il porto” è la frase a effetto pronunciata dal palco dallo scrittore Veit Heinechen: “Non so se questa mossa provenga da qualcuno invidioso del progresso o sia frutto di cattive intenzioni o personale incapacità. Una situazione che fa temere che il rinnovamento possa interrompersi prima che sia completato lo sforzo di uscire da decenni di immobilismo”. Al suo fianco anche il giornalista e scrittore Paolo Rumiz: “Devo dimostrarvi non tanto la mia rabbia ma la mia incredulità per l'accaduto. Non posso credere che dietro questa sentenza - ha aggiunto - non vi sia il tentativo di fare qualcosa di buono, non posso credere che dopo la strage della privatizzazione dei servizi pubblici lombardi a causa del Covid, oggi ci sia ancora qualcuno che creda che il pubblico non vada bene. Non posso credere che rappresentanti dello Stato vogliano picconare loro stessi colpendo un attento servitore dello Stato come D'Agostino. Non posso credere che l'Italia debba difendersi dall'Italia e Trieste dai triestini”.

All'appuntamento ha partecipato anche il diretto interessato: “Rivolgo un grande grazie a tutti. Ho il cuore che mi scoppia - ha detto Zeno D'Agostino ai cittadini accorsi per lui sotto il sole cocente di giugno. “Non è il momento di fare proclami, ma è bello vedere le tante anime della città unite. Oggi chi è qui - ha aggiunto - rappresenta un ideale e non una persona. Non avrei mai pensato a un sostegno di queste dimensioni. Ora non fate l'errore di dividervi - ha insistito - bisogna essere intelligenti, usare il cuore e la testa”. D'Agostino e il porto di Trieste hanno presentato ricorso contro il pronunciamento di Anac. L'udienza è in programma per il 24 giugno prossimo. “Sono fiducioso” ha concluso D'Agostino, mentre portuali e amministrativi scandivano “Ridateci Zeno, il nostro presidente”. Per i lavoratori la battaglia non è finita qui: “Se il ricorso al Tar del Lazio non dovesse essere positivo, allora andremo tutti a Roma”.

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