Egregi Signori,

scrivo la presente in nome e per conto della Nuroll S.p.A. (di seguito anche la “Società”).

Ieri il Vostro giornale online ha pubblicato, senza diligentemente verificarne la veridicità e senza chiedere commenti alla Società, un articolo che riguarda quest’ultima, reperibile sul web in caso di ricerca libera con le parole “Nuroll licenziato” (https://www.collettiva.it/copertine/lavoro/2020/05/12/news/licenziato_per_coronavirus-42670/).

La notizia, per come viene riportata, è lesiva dell’immagine della Società e non corrisponde a verità: diversamente da quanto riferito o lasciato intendere dall'articolo, la Società ha licenziato l’operaio perché questi, oltre a non essersi attenuto alla procedura interna in caso di sospetto di contagio, ha cercato di approfittare della situazione di emergenza in corso, comunicando alla Società di essere stato esposto a rischio di contagio, pur sapendo che ciò non era vero ed al solo fine di potersi assentare dal lavoro.

Pertanto, ai sensi dell’alt. 8, L. n. 47/1948, nell’interesse della Società, Vi chiedo di inserire le seguenti rettifiche, sia nel titolo sia nel corpo dell’articolo.

Per quanto riguarda il titolo dell’articolo, Vi chiediamo di inserire la seguente rettifica:

“La Nuroll S.p.A. ha licenziato l ’operaio per insubordinazione e per aver cercato di assentarsi dal lavoro approfittando dell’emergenza in corso”.

Per quanto riguarda il corpo dell’articolo, Vi chiediamo di inserire la seguente rettifica:

“L’operaio della Nuroll S.p.A, non è stato licenziato perché la moglie lavora presso un carcere in cui ci sono stati casi di persone positive al COVID-19 o per aver segnalato un rischio di contagio, ma perché lo stesso ha cercato di approfittare dell’emergenza in corso, per assentarsi dal lavoro.

In sintesi: il 3420 il suddetto operaio ha chiesto di potersi assentare dal lavoro per alcuni giorni sino all’esito del test cui avrebbe dovuto essere sottoposta la moglie, giustificando tale richiesta con il fatto che la moglie avrebbe dovuto essere sottoposta a tampone il successivo lunedì 6.4.20, perché esposta a rischio di contagio. Nel messaggio inviato al riguardo dall ’operaio era, inoltre scritto, che “ci sono delle persone con cui lavora risultate positive, una di queste è in rianimazione”.

Come da normative nazionale e da protocollo aziendale, la Nuroll S.p.A. ha subito posto in atto tutte le misure previste per una simile ipotesi (es. allontanamento del lavoratore con invito a rivolgersi al proprio medico, comunicazione all’apposito numero verde regionale, sanifìcazione straordinaria del sito).

E’, poi, emerso che quanto dichiarato dall’operaio per assentarsi dal lavoro non era vero, perché la moglie non doveva sottoporsi a tampone il lunedì successivo (né in altro giorno) e, come dichiarato dallo stesso nel corso dell’audizione disciplinare, la moglie non era stata a contatto con le persone contagiate del carcere di Secondigliano, tanto da aver continuato a recarsi al lavoro anche dopo la scoperta dei contagi.

Quanto sopra risulta dalla lettera di contestazione, in cui sono riportati anche i messaggi Whatsapp inviati dall'operaio, e dalla lettera di licenziamento.

La Nuroll S.p.A non ha mai considerato negativamente il fatto che la moglie dell’operaio lavorasse in un carcere al centro dell ’emergenza e, al contrario, per tale ragione ha dato allo stesso mascherine e scudo in più perché le potesse dare alla moglie, che ne era priva, così come ha fornito mascherine in più a tutti i dipendenti perché potessero darle ai propri familiari".