La produzione industriale a febbraio scende dell'1,2% rispetto a gennaio. Lo rileva oggi (9 aprile) l'Istat. Su base annua il calo è pari al 2,4%. Prosegue così, commenta l'Istituto, “una lunga fase di contrazione che raggiunge il dodicesimo mese consecutivo”. In ogni caso, il risultato di febbraio ancora non registra pienamente le conseguenze economiche della crisi dovuta al Covid-19.

A febbraio – osserva ancora l'Istat nel commento – si rileva una flessione della produzione industriale sia su base congiunturale sia in termini annui. Tra i principali settori di attività solo per l'energia si osserva un aumento. In termini tendenziali, l'indice corretto per gli effetti di calendario continua una lunga fase di contrazione che raggiunge il dodicesimo mese consecutivo. I beni strumentali compensano solo parzialmente la dinamica negativa degli altri settori, risultando l'unico comparto in crescita su base annua.

Nel dettaglio, l'indice destagionalizzato mensile cresce su base congiunturale solo per l'energia (+2,7%). Diminuiscono i beni intermedi (-1,1%) e i beni di consumo (-0,9%), mentre i beni strumentali risultano stabili. Su base tendenziale, al netto degli effetti di calendario, a febbraio si registra una contenuta crescita solo per i beni strumentali (+1,4%).

“Avremmo comunque commentato in modo preoccupato i dati della produzione industriale italiana relativi a febbraio”. Inizia così la nota del presidente della Fondazione Di Vittorio, Fulvio Fammoni. Il calo rispetto a gennaio è stato dell’1,2% e dello 0,8% rispetto al trimestre precedente (settembre-novembre 2019). “Soprattutto – fa notare – perché è da ormai un anno che la produzione industriale è in costante calo nel nostro Paese, come testimoniano le variazioni tendenziali (corrette per gli effetti di calendario) decisamente più ampie del calo mensile”.

In ogni caso, i dati si riferiscono alle difficoltà di una fase – scarsa crescita e successiva stagnazione – che ancora non tiene conto dei problemi produttivi provocati dalla pandemia. “Già nel mese di marzo – purtroppo –, ma soprattutto da aprile, è prevedibile un brusco calo dell’indice – prosegue Fammoni –. Si tratta quindi, con l’assoluta priorità della salute dei lavoratori (eventuali ricadute sarebbero ancor più disastrose soprattutto per le persone, ma anche per l’attività produttiva), di programmare, per quando gli esperti lo riterranno possibile, una ripresa basata su forte iniezione di investimenti di liquidità”. Allo stesso tempo però “non può non ragionare, dopo un anno ininterrotto di calo della nostra produzione, sugli evidenti problemi strutturali del nostro apparato produttivo industriale”. (E.D.N.).