Un lettera che arriva dritta al cuore, senza troppi aggettivi e giri di parole. Come solo chi indossa una tuta blu sa fare. Mittente: lavoratrici e lavoratori degli stabilimenti metalmeccanici di Torino e provincia, quelli che “producono beni e servizi per il nostro amato Paese”. Destinatario: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il motivo che ha spinto a rivolgersi alla massima carica dello Stato è semplice e doloroso: “Ci siamo sentiti non considerati”. Il riferimento è alla comunicazione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ieri sera in tv ha annunciato misure più restrittive su tutto il territorio nazionale. Chiusi negozi, ristoranti, pub, parrucchieri, palestre, ma le fabbriche no. Le fabbriche rimangono aperte. “È inaccettabile - scrivono gli operai - la mancanza di misure e iniziative volte alla nostra protezione. Tutelare la salute dei metalmeccanici serve a garantire quella di tutti i cittadini italiani”.

Eppure, come racconta la cronaca di queste ore, in diverse fabbriche emergono casi di positivi al Covid 19. “Continuare ad andare in fabbrica - sottolineano i lavoratori - aumenta i rischi di contagio: ci si comincia a mobilitare, servono da subito iniziative tese a verificare che ai lavoratori siano garantite dalle imprese le condizioni di salute e sicurezza”. Al capo dello Stato chiedono innanzitutto di “fermare tutte le produzioni non necessarie, chiudendo le fabbriche di beni non essenziali”. E poi: “dei provvedimenti urgenti governativi sugli ammortizzatori sociali”. Il saluto, in calce alla lettera, porta con sè un augurio: “Ci appelliamo a Lei Presidente perché venga rispettato il nostro diritto alla Salute, quello dei nostri cari e delle nostre comunità”.

La lettera arriva alla fine di una giornata carica di tensione davanti gli stabilimenti del nord Italia. Scioperi spontanei registrati da Brescia a Mantova, da Venezia a Terni, da Genova a Bologna. I sindacati sono in allarme perché vengano garantiti i livelli di sicurezza dal punto di vista sanitario. In particolare, Fim, Fiom, Uilm ritengono necessaria una momentanea fermata di tutte le imprese metalmeccaniche, "a prescindere dal contratto utilizzato, fino a domenica 22 marzo, al fine di sanificare, mettere in sicurezza e riorganizzare tutti i luoghi di lavoro”.