“La trattativa è durata quasi sei mesi, ma nonostante le enunciazioni che Federalimentare fa nei suoi convegni e che preannunciavano aperture su temi importanti, ci siamo trovati davanti a un muro". Giovanni Mininni, segretario generale Flai Cgil, è intervenuto in merito allo stop della trattativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale dell’industria alimentare, che interessa oltre 400.000 lavoratori: "In questo periodo, siamo riusciti a mettere a punto alcune questioni, come la sicurezza sul lavoro, dovendo rinunciare però a qualche nostra richiesta. Abbiamo definito qualcosa che riguarda gli appalti, la violenza di genere e il miglioramento di alcune norme, ma sul resto ci siamo trovati di fronte a un muro”, con l’aggravante che la controparte datoriale ha proposto limitazioni dei diritti dei lavoratori in merito a malattia, permessi sindacali e flessibilità concordata.

Federalimentare, ha rilevato il dirigente sindacale, “non ha neppure voluto affrontare adeguatamente temi quali formazione, classificazione, comunità di sito, giovani e ricambio generazionale che, in un contratto di valenza quadriennale, dovrebbero avere grande importanza anche per il futuro delle imprese”. E sul salario Mininni è stato molto chiaro, definendolo “un tema su cui ci siamo scontrati in maniera forte, perché non si riconosce che, a detta dell'Istat e di altri importanti istituti, questo è tra i settori attualmente più performanti e che molto spesso traina l’export”. In questi giorni, i lavoratori del settore sono in stato di agitazione. “Abbiamo bloccato la flessibilità – spiega ancora il sindacalista – e domani sarà già il terzo sabato che i lavoratori del settore alimentare non stanno lavorando. Inoltre, abbiamo stoppato lo straordinario. Se la situazione non si sblocca e se Federalimentare non ci richiama al tavolo, saremo costretti a proclamare uno sciopero per la fine di marzo”.