Manifestazione oggi (lunedì 21 ottobre) a Latina dei lavoratori agricoli per denunciare le condizioni di sfruttamento e caporalato che migliaia di braccianti sono costretti quotidianamente a subire. La dimostrazione (con appuntamento alle ore 16 in piazza della Libertà, dove una delegazione sindacale chiederà un incontro con il prefetto Maria Rosa Trio) è stata indetta da Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil nazionali, dopo il grave episodio di giovedì 10 ottobre a Terracina (Latina), dove un imprenditore agricolo 35 enne è stato arrestato in flagranza di reato mentre con un fucile a pompa sparava verso i “suoi” lavoranti indiani per spronarli a impegnarsi di più.

Nettissima la condanna di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil nei confronti di “uno pseudo datore di lavoro che, nell'ambito dello sfruttamento sistematico di un gruppo di lavoratori indiani, ha pensato di regolare i rapporti di lavoro tramite l'uso sistematico delle minacce e dei ricatti, arrivando perfino a utilizzare un fucile”. Per i sindacati si tratta di “un episodio estremo, che colpisce in particolare la comunità indiana, ma che si inserisce in un clima di intimidazione che spesso i lavoratori agricoli tutti, italiani e stranieri, subiscono da parte di un sistema che coinvolge imprenditori compiacenti a caporali e a organizzazioni di tipo malavitoso”. Da qui la decisione di indire la manifestazione per denunciare “il degrado della situazione e la necessità di reagire in maniera coordinata e determinata da parte di tutte le parti sociali, le istituzioni locali, a partire dagli organi di controllo delle varie strutture operanti nel territorio”.

Per Flai, Fai e Uila i fatti di Terracina sono “l'ennesima dimostrazione che gli appelli del sindacato a intervenire in modo più costante contro lo sfruttamento dei braccianti non sono allarmismo, ma la constatazione quotidiana di un fenomeno sottovalutato dalle istituzioni”. I sindacati sollecitano dunque governo e Parlamento “ad attuare quanto chiediamo da tempo su trasporto dei lavoratori, alloggi, controlli e ispezioni. Altro strumento indispensabile è la Rete del lavoro agricolo di qualità, che a Latina non funziona e in molti territori non è ancora stata realizzata. Tutti elementi fondamentali per applicare la legge 199 nella sua interezza, e per fare prevenzione a tutto campo contro caporalato e sfruttamento”.

Stefano Morea, dirigente della Flai Cgil di Frosinone e Latina, rileva che l'arresto dell'imprenditore agricolo “è un fatto agghiacciante: quel fucile puntato contro quegli operai dobbiamo sentirlo puntato contro la nostra tempia”. L’esponente sindacale sottolinea come “l'utilizzo di ‘caporali’, le minacce a mano armata, le condizioni dei lavoratori nei luoghi che li accoglievano, ci facciano inorridire, nonostante da decenni la Cgil pontina, quasi in totale solitudine, denunci le gravi condizioni di sfruttamento degli operai agricoli”.  

Il lavoro di denuncia fatto in questi anni dalla Cgil e dalla Flai ha portato sul territorio “l'attenzione necessaria, producendo una serie di strumenti, non ultima la legge regionale dello scorso agosto”. Il rammarico, conclude Stefano Morea, è che “la Sezione territoriale per il lavoro agricolo di qualità, prevista dalla legge 199 del 2016, non viene convocata da tempo dalla direzione provinciale dell'Inps di Latina, nonostante le continue richieste delle organizzazioni sindacali”.

Tornando al fatto di cronaca, le indagini degli agenti del commissariato di Terracina sono partite dalla segnalazione di cinque braccianti agricoli di origini indiane che imputavano al loro datore di lavoro ripetute minacce, anche con colpi di armi da fuoco, per spronarli ad accelerare la raccolta e la lavorazione dei prodotti. Alcuni dei lavoratori, in particolare, avevano rinunciato all'impiego scatenando l'ira dell'imprenditore. Quest'ultimo, nella serata dello scorso 10 ottobre, all'ennesimo licenziamento di uno dei suoi operai (peraltro privo di permesso di soggiorno) ha reagito presentandosi presso l'alloggio dei braccianti, determinato a dar loro una “lezione”: ha così fatto ripetutamente fuoco all'indirizzo di alcuni braccianti, senza colpirne nessuno. L'uomo ha poi minacciato gli stranieri puntando loro l'arma alla gola.

I poliziotti, giunti sul posto, hanno fatto irruzione nella villa dell'imprenditore che, alla vista degli agenti, non ha opposto resistenza. Ma alla richiesta degli operatori di esibire il fucile a pompa legalmente detenuto, in un estremo tentativo di eludere le investigazioni, ha cercato di simulare il furto. I successivi accertamenti hanno consentito di individuare i complici che lo avevano aiutato a disfarsi dell'arma, che è stata rinvenuta e sequestrata. L'imprenditore dovrà ora rispondere dei reati di sfruttamento del lavoro, minaccia aggravata con l'utilizzo di arma da fuoco, lesioni personali, detenzione abusiva di munizionamento e omessa denuncia di materie esplodenti.

“Quello che è successo a Terracina è solo l'ennesimo, gravissimo episodio di sfruttamento e caporalato nel territorio pontino”. A dirlo sono Cgil, Cisl e Uil di Roma e Lazio, annunciando la propria presenza alla manifestazione: “Ribadiamo il nostro no allo sfruttamento, sottoponendo all'attenzione delle istituzioni, delle associazioni datoriali e della società civile, alcune proposte concrete per cancellare il caporalato dalle nostre campagne e dal mondo del lavoro, a partire dalla necessità di convocare quanto prima il tavolo della sezione territoriale per il lavoro agricolo di qualità nella provincia di Latina, così come previsto dalla legge 199/2016”. 

Anche la Fp Cgil di Roma e Lazio sarà in piazza a Latina. “Le istituzioni pubbliche hanno il dovere di intervenire, non solo attraverso vigilanza e controlli, ma soprattutto attuando misure concrete e preventive per contrastare mafia e caporalato”, spiega una nota sindacale: “Non solo nell'Agro Pontino, ma in tutta la regione e nello stesso territorio della capitale le condizioni di lavoro dei lavoratori tutti, italiani e stranieri, sono inaccettabili. La dignità del lavoro è dignità dell'uomo: serve sicurezza e la regolazione del lavoro nel mercato agricolo, con l'attuazione di tutte le misure previste dalla stessa legge regionale approvata in estate per l'emersione del sommerso e il contrasto ad abusi, metodi mafiosi e caporalato”. Per la Fp Cgil “minacce e sfruttamento non devono esistere in un Paese che si fonda sul rispetto dei diritti del lavoro e della dignità umana. Va ricostituito un tessuto di diritti che passa per il rispetto dei contratti e l'ampliamento della rete di servizi pubblici dedicati”.