Dalle dieci alle 12 di oggi (giovedì 26 settembre) a Roma e nel Lazio si fermano gli addetti “front line”, tra cui i conducenti, del trasporto pubblico locale. La protesta è stata indetta dai sindacati dei trasporti, dopo l’ennesimo caso di violenza subita da un conducente Atac pochi giorni fa a Roma. “A questo punto le parole non servono più – dichiarano i segretari generali della Filt Cgil e Fit Cisl di Roma e Lazio Eugenio Stanziale e Marino Masucci, e il commissario straordinario della Uiltrasporti Lazio Gian Carlo Serafini: "I nostri appelli per trovare soluzioni volte migliorare le condizioni lavorative del personale front line del trasporto pubblico locale sono rimasti inascoltati, sottovalutati da un intollerabile immobilismo decisionale, ci impongono azioni forti”.

I sindacati si dicono “consapevoli” che lo sciopero “arrecherà disagi ai cittadini, ma è giunta l’ora che le istituzioni, la politica e tutta la società civile si prenda carico di tutelare e proteggere chi opera nei servizi pubblici, al netto di eventuali dinamiche aziendali che certamente non possono essere ricondotte al personale o peggio strumentalmente adducibili ai lavoratori dal punto di vista mediatico”. E aggiungono: “E’ il momento di mobilitarci e far sentire la nostra voce. Le quotidiane criticità vissute dai lavoratori del trasporto pubblico locale, che mai nel corso degli anni abbiamo smesso di denunciare, sono ormai mutate in una vera e propria escalation di violenza. A questo punto sono assolutamente prioritarie misure concrete e celeri volte ad affrontare fattivamente l’emergenza sicurezza”.

“Faremo tutto il possibile affinché si adottino immediatamente misure a deterrenza degli episodi inammissibili che continuano a verificarsi, a partire dalla dotazione di cabine blindate su tutti i bus, fino all'adozione di sistemi avanzati di monitoraggio della sicurezza dei lavoratori, quali l’utilizzo di telecamere e nuovi dispositivi tecnologici. Serve inoltre una riflessione – proseguono – sull'entità delle pene per chi compie reati nei confronti dei lavoratori, e sul riconoscimento economico-normativo delle aggressioni, che non possono essere considerate alla stregua di un generico infortunio o malattia. Non è più il momento di attendere, pretendiamo risposte tempestive: troppe persone sono finite in ospedale per situazioni scongiurabili e troppi lavoratori temono per la propria incolumità”.

I sindacati chiedono di “istituire un tavolo di confronto al quale siano partecipi anche le rappresentanze dei lavoratori, che, oltre ad attivare misure strutturali di salvaguardia e strumenti di collegamento diretto con le centrali operative preposte all'ordine pubblico, si ponga anche l’obiettivo di riconoscere lo status di pubblico ufficiale al personale front line”.